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Fini: "Con i licenziamenti facili rischiamo un autunno caldo"

Il presidente della Camera Gianfranco Fini

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Gianfranco Fini continua il suo attacco al governo. Stavolta a finire nel mirino del presidente della Camera finiscono le nuove norme sul lavoro: «Se si tende solo a favorire la possibilità di licenziare c'è il rischio di veder moltiplicare il tasso di disoccupazione che da qualche anno a questa parte sta crescendo e che riguarda in particolare un'area del Paese - spiega - Mi auguro che il governo non sia così irresponsabile da non confrontarsi con le parti sociali e con le categorie economiche per tutelare non solo le imprese ma anche per farle crescere e competere. Altrimenti si rischia un autunno caldo che ci farebbe tornare indietro», attacca il leader di Futuro e libertà. Eppure Maurizio Sacconi lo ripete da giorni: «Il nostro obiettivo non sono i licenziamenti facili, ma creare le condizioni per la crescita delle imprese e dell'occupazione». Il governo riaprirà «nei prossimi giorni» la trattativa con le parti sociali - spiega il ministro del Welfare aggiungendo che in agenda oltre alla revisione delle norme sui licenziamenti, c'è la volontà di «contrastare l'abuso dei contratti co.co.co. e dei tirocini, di promuovere il lavoro giovanile con l'apprendistato e quello femminile con i contratti di inserimento e part time, di aumentare l'occupazione al Sud con il credito d'imposta a valere sul Fondo sociale europeo». Le parole del ministro non bastano a placare opposizioni e sindacati che minacciano di tornare in piazza. Ad aizzare lo scontro arrivano i nuovi dati della Cgia di Mestre: se una normativa che rendesse più semplici i licenziamenti fosse stata applicata durante gli anni della crisi economica - questi i calcoli - il tasso di disoccupazione in Italia sarebbe salito all'11,1%, anziché essere all'8,2% attuale, con quasi 738 mila persone senza lavoro in più rispetto a quelle conteggiate oggi dall'Istat. Secca la smentita del governo: l'ipotesi del centro studi della Cgia di Mestre, «guidato dal candidato del centrosinistra alla Presidenza della Regione Veneto», sull'aumento della disoccupazione a fronte di norme di semplificazione sui licenziamenti «è destituita di ogni fondamento», si legge in una nota del ministero del Lavoro secondo la quale le simulazioni sulla maggiore flessibilità in uscita «danno più occupazione». «Ciò che l'Ue chiede all'Italia - prosegue la nota - è una combinazione di maggiore flessibilità nella risoluzione del rapporti di lavoro e di maggiore protezione del lavoratore».

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