Prima udienza per Papa tra lacrime e abbracci
«Mamma mia, non ti riconosco più... guarda che barba che hai». Alfonso Papa fa il suo ingresso nell'aula 119 del Tribunale di Napoli. È accompagnato da due guardie giurate, ha le mani libere, senza manette, ma dopo 100 giorni trascorsi a Poggioreale, persino sua madre fatica a riconoscerlo. La signora Rosita - un donnone del Sud, fiera e composta pur nel dolore - è seduta in prima fila, nella zona riservata al pubblico. Quando il deputato Pdl entra in Aula il suo primo sguardo cerca lei. Le manda un bacio, unisce i pugni in segno di incitamento: «Sto bene, va tutto bene» dice mimando le parole senza neppure un filo di voce. Rosita si rivolge al figlio come se lui - a metri di distanza - la potesse sentire: «Ti hanno trasformato, ma sei forte. Sei forte lo stesso», sussurra. L'udienza ha inizio. I giudici non consentono a fotografi e telecamere di entrare in aula, così, l'ultima immagine che conserviamo di Papa, non racconta nulla di quel che lui è adesso. Intanto la barba. Mamma Rosita ha ragione: è lunga di qualche giorno, trascurata. L'ex magistrato è dimagrito, sciupato. Indossa un pantalone di una vecchia tuta blu con sopra una camicia e un maglioncino azzurro. Il tono è dimesso, il viso scavato, ma i suoi occhi si muovono velocissimi in cerca di visi amici. Sorridono, una volta trovati. I giudici gli evitano la gabbia di vetro predisposta per gli imputati. Dopo aver mandato baci e sorrisi anche alla moglie Tiziana Rodà, il deputato Pdl si siede accanto ai suoi avvocati Carlo Di Casola e Giuseppe D'Alise e ascolta in silenzio. La prima udienza del processo che lo vede alla sbarra per corruzione, associazione per delinquere e rivelazione di segreto d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta P4, scorre veloce. La sua posizione - così decide il presidente del collegio penale, Vincenzo Lomonte - andrà avanti con rito abbreviato e con un altro collegio giudicante, dati la carenza di organico e gli inevitabili rapporti di conoscenza di alcuni giudici con Papa, che da magistrato a Napoli ha svolto l'attività di uditore giudiziario prima e quella di pubblico ministero poi. La posizione di Luigi Bisignani, invece, viene stralciata e gli atti rinviati al gip. «Il faccendiere - spiega il pm Henry John Woodcock - ha fatto richiesta di patteggiamento». Il processo Papa viene invece aggiornato all'8 novembre prossimo. «Quanto alla nuova istanza di libertà presentata dalla difesa - conclude la corte - non sono presenti in atti tutti i documenti necessari per decidere sulla posizione cautelare». È il colpo più duro. Tiziana scoppia in lacrime. Rosita si alza in piedi. «Ogni volta per un cavillo gli rifiutano i domiciliari. È finito in un vortice più grande di lui, non è giusto. Lui mi scrive sempre di stare allegra, di stare bene. Ma non è facile per una mamma», spiega. A fine udienza la corte concede alle due donne di salutare il deputato Pdl. Di avvicinarsi a lui per pochi minuti. Sono baci e carezze. La moglie racconta a Papa che il loro figlio di 13 anni è stato selezionato per i campionati giovanili di pallanuoto, lui sorride. «Ti amo» le dice, non curante degli spettatori curiosi. Poi accarezza mamma Rosita. Il padiglione Firenze del carcere di Poggioreale lo aspetta. «Papa è l'unico parlamentare, in 150 anni di storia dell'Italia unita, detenuto in attesa di giudizio. Non si aspettava di trascorrere altri giorni in carcere», confessa l'avvocato D'Alise a udienza finita. I legali di Papa hanno depositato lunedì scorso un'ulteriore istanza di scarcerazione e, in subordine, di detenzione ai domiciliari corredata da indagine psicopatologica. «Le sue condizioni sono molto peggiorate nell'ultimo mese - spiega Mario Pannain, lo psichiatra che ha eseguito la perizia - Nel momento in cui inizia il dibattimento e la custodia in carcere va avanti c'è il rischio di un ulteriore peggioramento: lui, da ex magistrato, è consapevole di potersi difendersi bene, ma sa che in questo stato non può farlo». «È il senso di impotenza che lo far star male», ammette. Il medico parla di «depressione medio-alta e stati ansia di natura reattiva alla custodia cautelare». Ha somministrato al deputato Pdl dosi medie di ansiolitici e antidepressivi, anche per riuscire a farlo dormire. «È molto preoccupato per la sua famiglia e soprattutto per il primo figlio, quello che ha 13 anni - racconta - Lo ha sentito al telefono per ore prima della decisione del Parlamento sul suo arresto. Gli aveva promesso che sarebbe tornato a casa, ma poi non ce l'ha fatta. È un pensiero ricorrente per lui, questo». Adesso la parola spetta ai giudici. Nel giro di cinque o sei giorni dovrebbero prendere una decisione sulla richiesta di scarcerazione. «Papa, a differenza di Bisignani, paga la fedeltà a Berlusconi», si lascia scappare D'Alise. «Lui ha evidentemente concordato con il pubblico ministero prima e fuori da questo processo la sua difesa. Sono strategie che non condividiamo», rincara la dose Di Casola. Il pubblico ministero in questione è Henry John Woodcock. «Dal patteggiamento di Bisignani lui potrà partire per continuare a indagare, magari verrà usato come teste», è la voce che circola a udienza finita e microfoni spenti.