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Silvio: "La sinistra sia responsabile"

Il premier Silvio Berlusconi

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Se la gode Silvio Berlusconi. Forse una giornata così non gli capitava da tempo. L'Ue gli dà il via libera, persino al Merkel ribadisce che ha fiducia nelle riforme dell'Italia. Napolitano apprezza, regge l'asse con Draghi, Tremonti è nell'angolo. Nel giro di quarantott'ore il Cavaliere che si sentiva in bilico s'è ritrovato inaspettatamente in sella: l'Europa gli concede una piccola proroga per fare le riforme e le Borse che volano. Certo, lo spazio del sorriso dura ben poco. Il tempo che, nel pomeriggio, le agenzie battano la notizia di una lettera di malpancisti: «Sono dei pazzi», commenta con i suoi. Pioveranno smentite. Ma non se cura più di tanto. L'unico caso che lo preoccupa davvero è quello di Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato: non è chiaro se abbia lasciato o no il Pdl. «Non ancora», risponde lui al telefono. Immediatamente dopo detta poche parole: «Una cosa è certa: non farò golpe dall'interno. Il giorno che me ne vado dico a tutti: distinti saluti. Non faccio giochetti, sono sempre stato molto chiaro». Vizzini è con Forza Italia dall'inizio, ha un legame con Angelino Alfano ed è in una posizione fondamentale perché dalla sua commissione passano tutti i progetti di legge di riforma costituzionale. A Belusconi non va di affrontare la questione.Almeno non ora. È per lui il giorno della celebrazione. A tal punto che concede un'intervista al telegiornale istituzionale per eccellenza, il Tg1, e veste i panni dello statista rivolgendosi anzitutto al centrosinistra: «Le opposizioni, invece di ripetere la solita cantilena per chiedere le mie dimissioni, avrebbero tutto da guadagnare sul piano della credibilità se si confrontassero sul merito dei provvedimenti e decidessero una buona volta di comportarsi con senso di responsabilità». Alla giornalista che gli chiede un commento all'ipotesi di governo tecnico, Berlusconi risponde con un sorriso: «Che novità». Poi si riprende: «Io non credo che questa sia la soluzione». Spiega il premier: «Vogliamo soltanto creare un mercato del lavoro efficiente, più moderno e soprattutto più aperto alle donne e ai giovani». Ci tiene a sottolineare che «quella in corso non è una crisi provocata dai conti italiani, ma è una crisi dell'euro che è una moneta unica ma senza un governo unico e senza una banca che la garantisca e la sostenga». Ricorda che l'Italia «è un Paese solido» che nonostante «il grande debito pubblico ereditato» risulta «secondo» dopo la Germania in solidità economica. Infine commenta le decisioni di Bruxelles: «L'Europa ha apprezzato e approvato il nostro programma di governo per i prossimi 18 mesi». Dunque, sogna ancora di arrivare al 2013. Torna a sperarci. Almeno per un giorno.

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