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«Se avessimo lasciato cadere la Grecia, dopo sarebbe toccato all'Italia.

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Inserata, in diretta tv, il presidente francese Nicolas Sarkozy tira le somme e commenta l'accordo raggiunto nella notte. Per il Belpaese è una doccia fredda. Gli impegni assunti dal governo italiano, insomma, raccolgono il plauso dell'Europa ma non fanno calare l'attenzione di Bruxelles e dell'Eurozona alle prossime mosse di Roma: da oggi, spiegano nei palazzi del potere comunitario, l'Italia è «sotto sorveglianza costante», anche perché fa da cavia alla nuova governance rafforzata, che dà alla Commissione Ue anche il potere di intervenire direttamente nelle manovre finanziarie dei Paesi sotto controllo. Il giorno dopo il summit che aspettava di conoscere la strategia italiana per rilanciare la crescita e ridurre la spesa pubblica, gli appelli dell'Europa sono tutti per una stretta sui tempi. Dal presidente della Commissione europea, Josè Barroso a quello della Ue Herman van Rompuy, la richiesta è di un «calendario chiaro» e del «rispetto dei tempi». Con la cancelliera tedesca Angela Merkel che, soddisfatta del pacchetto di decisioni, invita «Italia, Spagna e Grecia a varare riforme strutturali» e il presidente Usa Barack Obama che chiama l'Ue ad «attuare rapidamente» le misure prese. Resta il fatto che non c'è più alternativa a quello che chiede l'Europa, da quando ieri i leader hanno deciso di rompere il loro tabù più grande, abdicando a parte del potere sui conti pubblici finora intoccabili, per cederlo a Bruxelles. Da oggi un supercommissario per l'euro, l'attuale responsabile per gli Affari economici e monetari Olli Rehn, vigilerà costantemente sul rigore. E la Commissione potrà esaminare, prima dei parlamenti nazionali, le manovre finanziarie dei Paesi sotto procedura per deficit eccessivo, e potrà fare rilievi e proporre modifiche da rendere effettive nel corso dell'anno. «Vogliamo che la governance dell'euro passi nel quadro comunitario», ha detto Josè Manuel Barroso.

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