L'Ue promuove le misure anticrisi Berlusconi: opposizioni responsabili

Il premier Silvio Berlusconi incassa la promozione dell'Europa sul piano per rilanciare la crescita e blindare i conti pubblici. Le istituzioni e i partner Ue accolgono con favore il piano italiano, pur ammonendo che vigileranno con attenzione sulla sua applicazione. Meno lisci, invece, i rapporti bilaterali di Roma con i "big" Ue: il nodo della Bce continua ad essere una spina nel fianco nei rapporti franco-italiani, mentre sul fronte italo-tedesco il Cav riferisce di scuse di Angela Merkel che la cancelliera piccata fa smentire. Berlusconi chiede alle opposizioni responsabilità. "Invece di ripetere la solita cantilena per chiedere le mie dimissioni, avrebbero tutto da guadagnare sul piano della credibilità se si confrontassero sul merito dei provvedimenti e decidessero una buona volta di comportarsi con senso di responsabilità" afferma il premier intervistato al Tg1, invitando l'opposizione a collaborare sul programma contenuto nella lettera presentata ieri a Bruxelles. Dai microfoni del Tg1, il premier rivendica il via libera di Bruxelles al programma anti-crisi del governo: "L'Europa ieri sera ha apprezzato e approvato il nostro programma di governo per i prossimi 18 mesi. Nel documento che abbiamo presentato sono contenuti impegni seri e tempi certi di approvazione.  Quindi - conclude Berlusconi - tutti dovrebbero sostenere il programma perché è nell'interesse dell'Italia e degli italiani". Già dopo il vertice il Cav aveva chiarito: "Non abbiamo introdotto misure così negative come in Grecia, dove ricordo che ci sono state misure come il licenziamento di un numero importante di impiegati pubblici, la diminuzione del 25 per cento degli stipendi", rivendicando la differenza tra le decisioni in cantiere per i dipendenti pubblici e quelle viste a Atene. "Nulla di tutto questo. Da noi - aveva scandito - c'è solo la mobilità, e la possibilità che degli impiegati pubblici siano messi in cassa di integrazione per periodi limitati". Scontro sull'ipotesi di modificare la disciplina sui licenziamenti contenuta nella lettera inviata dal governo al consiglio europeo. Le opposizioni e i sindacati sono sul piede di guerra. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani parla di "inaccettabile minaccia", la Cgil annuncia che reagirà "con forza", Cisl e Uil promettono che se saranno fatte modifiche senza il consenso delle parti sociali sara' sciopero generale. Sacconi annuncia "un tavolo di confronto con le parti sociali, che invitiamo ad approfondire il merito senza pregiudizi. I "no" - conclude - non fanno né crescita né occupazione. E tantomeno aiutano la stabilità". "L'obiettivo è assumere, non licenziare", chiarisce il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. "Licenziamenti facili - spiega Sacconi - è un titolo che serve solo a spaventare una società già insicura ma che non rappresenta le misure suggerite dall'Europa ed accolte dall'Italia con altre proprie integrazioni".   Sindacati pronti allo sciopero. "Norme a senso unico contro il lavoro e il modello sociale italiano sono all'interno di una lettera da libro dei sogni, incubi per la verità". Così invece la Cgil bolla la lettera annunciando che "il sindacato reagirà con la forza necessaria". Il leader della Cisl Raffaele Bonanni promette: "Se il governo dovesse, senza il consenso delle parti sociali modificare l'assetto dei licenziamenti la Cisl andrà allo sciopero.  Non siamo d'accordo a mettere mano sui licenziamenti ci sembra una provocazione mentre il Paese ha bisogno di coesione". Fa eco la Uil: se il Governo decidesse di modificare le norme sul lavoro, unilateralmente, saremmo costretti a promuovere uno sciopero generale", si legge nella nota della segreteria nazionale. Bersani taglia corto: "Sono inaccettabili minacce di entrare a pie' pari sul mercato del lavoro". Mentre più in generale Fli promette che non farà sconti al premier: "Berlusconi ha scritto la lettera all'Unione Europea da solo, senza alcuna consultazione delle opposizioni. Non cerchi Berlusconi coinvolgimenti ex post, non gli faremo sconti", dichiara Carmelo Briguglio, vicecapogruppo vicario di Fli a Montecitorio.