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L'ira della Polverini: "Governo ostile"

Il Presidente della Regione Lazio Renata Polverini

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Prima ha fatto dimettere dieci assessori. Poi, in una conferenza stampa, ha sparato sul governo: «Mi sto convincendo che in questo Paese c'è una cabina di regia che decide a quali regioni si offrono opportunità e il Lazio non è mai tra queste. In questi mesi ho detto quanto il governo ci ha aiutato, oggi devo dire che ha fatto finta di aiutarci».   Renata Polverini non è una che le manda a dire. Dopo l'impugnativa da parte del Consiglio dei ministri della legge sul Piano casa, la governatrice del Lazio è furiosa. È anche amareggiata. Non ha digerito le osservazioni del ministero guidato da Galan (mai sollevate per le stesse norme contenute nel vecchio piano approvato da Marrazzo) e il successivo rinvio del provvedimento alla Consulta. Così ha deciso di riunire il centrodestra laziale e di aprire la resa dei conti con Berlusconi e company. Una scelta dettata dalla difesa di una legge piuttosto attesa dal Lazio. C'è anche chi maligna: «È evidente - ragionano alcuni esponenti del Pdl - che Renata ha preso la palla al balzo per smarcarsi da un governo debole che rischia di cadere da un momento all'altro». Punti di vista. Di certo Renata è riuscita a compattare il centrodestra del Lazio intorno alla stessa battaglia. Con tanto di benedizione del sindaco di Roma Gianni Alemanno (non succedeva da tempo): «Siamo al fianco della presidente Polverini in questa incomprensibile vicenda dell'impugnativa da parte del governo del Piano casa del Lazio». Il governo ha impugnato le ultime tre leggi, escluso il bilancio, votate dalla Pisana. La prima è quella che ha istituito il marchio regionale Made in Lazio. È stata approvata il 5 agosto scorso ed è stata bocciata dal governo che rimprovera alla Regione di aver basato la valutazione della qualità dei prodotti «soltanto sulla circostanza dell'origine territoriale». La seconda legge impugnata è del 13 agosto e riguarda la «disciplina delle strutture turistiche ricettive all'aria aperta». Secondo il Consiglio dei ministri la norma presenta vari profili d'incostituzionalità. Innanzitutto il fatto che permette «l'installazione di strutture permanenti che si configurano come vere e proprie strutture edilizie e che, diversamente da quanto ritenuto dal legislatore regionale, comportano un mutamento dello stato dei luoghi e del profilo ambientale degli stessi». Due giorni fa è toccato al Piano casa che, secondo i tecnici del ministero, «si appropria indebitamente del potere di decisione delle linee di sviluppo di numerose aree paesaggistiche, predefinendo unilateralmente assetti urbanistico-territoriali e regimi di interventi, nonché interventi puntuali, tali da privare di ogni utilità lo strumento istituzionalmente previsto dalla legge nazionale per co-pianificazione concordata, privando in tal modo lo Stato di ogni effettivo ruolo decisionale sulla sorte dei beni tutelati».   Tra gli articoli contestati quello che prevede in caso di condoni il meccanismo del silenzio-assenso e quello di demolizione e ricostruzione. Entrambi sarebbero validi anche per le aree vincolate. Ma la Polverini non ci sta e annuncia il muro contro muro, cioè il ricorso alla Corte costituzionale. «Purtroppo vedo in questo momento un atteggiamento del governo Berlusconi ostile a questa Regione, il Lazio, e probabilmente al suo modo di agire che è quello di dare risposte concrete nel rispetto del programma elettorale». Poi ha aperto uno spiraglio: «Mi auguro che non sia così, voglio sperare che ciascun ministro abbia agito rispetto all'impugnativa nell'ambito delle proprie competenze, ma allo stesso tempo voglio fare un appello affinché questa Regione non venga privata di uno strumento di rilancio straordinario per lo sviluppo del territorio. Il Consiglio dei ministri - ha attaccato - ha deciso che per i cittadini del Lazio non dovevano esserci le stesse opportunità rispetto ai cittadini delle altre Regioni, ha deciso che ci sono cittadini di serie A e di serie B». Ma la Polverini non ha risparmiato all'esecutivo anche altre critiche: «Il governo ha fatto finta di aiutarci, siamo ancora in attesa dei fondi Fas, 797 milioni, stiamo aspettando lo sblocco dei 202 milioni della delibera del piano di rientro sanitario sbloccati a luglio, e dei 350 sempre del piano di rientro che attendevamo. Evidentemente ieri sera era più importante impugnare il Piano casa. Inoltre nella delibera Cipe c'è una piccolissima clausola della Pontina che di fatto oggi impedisce che quell'opera venga fatta. Potrei andare avanti ma sarebbe mortificante. Le abbiamo mandate giù tutte, abbiamo fatto finta di non vedere e di non sentire. Stavolta basta, abbiamo fermo anche il campus biomedico. Direi che è un accanimento terapeutico». Oggi ne parlerà con il segretario del Pdl Angelino Alfano. «Mi ha detto che ci vuole incontrare nelle prossime ore affinché ci sia un chiarimento e per decidere delle dimissioni degli assessori del Pdl». Infine: «Lo dico a voi (ai cronisti, ndr) e domani ad Alfano se loro, insieme a me e a tutti coloro che corrono per questa Regione, vogliono cambiarla, noi ci siamo, se bisogna mantenere ciò che abbiamo trovato io non ci sto».

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