Fini è nel simbolo. Ma al congresso no
In campagna elettorale con il Terzo Polo e con il nome di Gianfranco Fini inserito a carattere cubitali nel simbolo del partito, (il Fini che si è sempre detto contrario al partito «azienda», «monolite» o «modello amministratore delegato di un consiglio di amministrazione» deve aver cambiato idea). Italo Bocchino inaugura con queste due certezze l'assemblea nazionale di Futuro e libertà che si riunisce a Roma all'Hotel Princess. «Fini è il nostro leader, il suo nome nel simbolo ci dà una forza elettorale del 2,5%», spiega. Peccato che di Fini, nella riunione romana che chiama a raccolta tutto lo stato maggiore del partito, ci sia solo il nome. Il presidente della Camera sceglie infatti di disertare l'assemblea nazionale che lancia la campagna elettorale, il nuovo simbolo e il documento programmatico che verrà presentato al Terzo polo quale contributo «futurista» alla coalizione. «È impegnato», è la voce che circola tra i presenti. «Sì, ma dove? È ancora a Lecce con Rutelli e Casini?», si chiedono i più affezionati. Gianfry non è a Lecce, ma in viaggio per Milano, rivelano gli uomini di Fli a mezza bocca. «Deve registrare l'intervento a Che tempo che fa con Fabio Fazio», spiegano avendo cura di non farsi sentire. Qualcuno tra gli organizzatori cerca ancora di prendere tempo con i giornalisti: «Forse arriva, non ci hanno fatto sapere niente dalla presidenza». Alla fine è lo stesso Bocchino a confermare dal palco: «Il presidente Fini avrebbe tanto voluto essere qui con noi, ma è dovuto andare a Milano perché invitato a Che tempo che fa». La platea - circa un centinaio di persone, nulla a che vedere con il calore di quella di «Mimmo» Scilipoti - incassa il colpo senza fiatare. Il capo avrà fatto la scelta giusta, pensano. «In sole due settimane, con la discesa in campo di Gianfranco Fini, abbiamo fatto un concreto balzo avanti nei sondaggi - spiega Giuseppe Consolo - Si parla di percentuali vicine al 5 per cento. Un numero impensabile prima di questa scelta coraggiosa e libera, che porterà a costruire un nuovo centrodestra italiano nell'ambito del Terzo polo». Il programma politico - almeno secondo Bocchino - è già scritto e si rivolge proncipalmente «ai giovani che non ce la fanno più, alle donne che sono escluse dal mercato del lavoro e al ceto impiegatizio che si è impoverito». Dopo l'implosione di Berlusconi e del Pdl, spiega il vicepresidente, c'è la necessità di «costruire un nuovo centrodestra con noi protagonisti» ecco perché bisogna andare subito al voto e non fare come vogliono Bossi e Berlusconi «che hanno bisogno di evitare soprattutto il governo di unità, ma anche di andare al voto nel 2012 con le liste bloccate, piene solo di fedelissimi», attacca. La platea applaude. In serata ai tesserati di Futuro e libertà non resta che sintonizzare il televisore su Raitre e ascoltare il proprio leader. «Il governo è fermo e quindi non rischia di inciampare - esordisce Fini - Il premier tira a campare e chiede qualche settimana di tempo, ma solo per andare a votare in primavera. Proprio perché ha detto che arriverà al 2013 sono convinto che si voterà nel 2012». Il presidente della Camera approfitta delle telecamere di Raitre per sferrare attacchi a raffica contro il Cav. La crisi? «C'è un direttorio franco-tedesco e bisognerebbe capire perché l'Italia è fuori dalla porta. Forse perché la nostra credibilità è sotto zero». L'alleanza con il Carroccio? «Nella Lega si comincia ad avvertire un certo malessere. Berlusconi consente a Bossi comportamenti inaccettabili come offendere il tricolore e fare gestacci perché poi i suoi voti gli servono per qualche legge sulla giustizia». La patrimoniale? «Berlusconi non capisce il suo elettorato. Come fa a dire che non la vuole perché colpisce il ceto di riferimento del centrodestra? Colpisce lui, semmai». Aveva ragione Bocchino, il programma è già scritto: è quello di Di Pietro.