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E Gianfranco prende l'ennesima cantonata

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Ebbenesì. Più il presidente della Camera cerca di mettersi in mostra attaccando Berlusconi, Tremonti, Bossi e tutto il governo, più viene smentito dai fatti. Era martedì sera. Fini aveva deciso di partecipare a una puntata di Ballarò certificando la sua propensione a preferire il ruolo di leader di partito rispetto a quello di presidente della Camera. E in quell'occasione sono iniziati i suoi spoloqui sull'esecutivo. Solo che sistematicamente ogni accusa mossa alla maggioranza si è rivelata essere un boomerang. E la più sonora smentita gli è arrivata proprio dall'Ue. In trasmissione Fini aveva detto: «Mi auguro che domani Berlusconi riesca a presentare un pacchetto di proposte convincenti all'Europa. Non conosco lo stato dell'arte ma ho dubbi sul fatto che domani saranno sufficienti le rassicurazioni, parole e generici impegni ad aver fiducia nell'Italia». Il giorno dopo, mercoledì, è proprio Josè Manuel Barroso a rassicurare i timori del presidente della Camera: quelli presi dall'Italia sono «impegni molto concreti» per raggiungere obiettivi «molto precisi». La seconda sbavatura, frutto di un'ansia da campagna elettorale che Fini ritiene ormai essere imminente, è riservata a Tremonti: «È il dominus assoluto della politica del governo - riportata a Ballarò il primo inquilino di Montecitorio - Berlusconi deve imporre la linea e non riportare ai ministri in maniera sconsolata quella del ministro dell'economia che dice che non c'è una lira». E questa volta a smentire il «Capo» è proprio uno dei suoi fedelissimi ovvero il vicepresidente vicario dei deputati di Futuro e Libertà, Carmelo Briguglio: «Tremonti è stato di fatto licenziato da Berlusconi. Questo significa la sua esclusione dalla redazione della lettera all'Ue. che aspetta il ministro dell'Economia a sbattere la porta? Anche lui è affetto dalla sindrome da bunker?». Quindi? Tremonti è il dominus del governo o è stato licenziato? Insomma in Fli hanno le idee un po' confuse. E per ultimo tocca a Bossi. Duro l'affronto di Fini alla moglie del Senatùr accusata di essere andata in pensione a 39 anni. Una cosa alla quale Bossi mercoledì aveva replicato ricordando la legittimità della baby pensione alla moglie e ieri ha commentato in questo modo: «L'attacco di Fini alla mia signora è stato un momento di rabbia perché si accorge che non conta più niente». E soprattutto ha voluto rassicurare il numero uno di Montecitorio di non stracciarsi le vesti perché questo «non è un clima di campagna elettorale». E se lo dice Bossi, ovvero colui che deciderà quando si voterà (ipse dixit), forse c'è da credergli.

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