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«Sono necessarie scelte impopolari»

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Richiamo di Giorgio Napolitano «Ciascuno faccia la propria parte»

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L'Europadeve dimostrare di voler diventare grande, superando il momento difficile. Ma per farlo deve abbandonare il suo atavico difetto: la mancanza di coesione e di un progetto comune, lo stesso vulnus che ha impedito fino a oggi di dare compimento ad un'idea che doveva essere di comune prospettiva politica e che invece è rimasta bloccata sul minimo risultato: l'Euro. Ci ha pensato il nostro Presidente della Repubblica, sempre più non solo punto di riferimento nazionale ma anche imprescindibile interlocutore internazionale, a far scendere l'Italia dal banco degli imputati dove Francia e Germania hanno cercato di imprigionarla negli ultimi giorni. «Dobbiamo adottare revisioni e rafforzamenti di un sistema già operante di regole e istituzioni comuni» ha detto Napolitano, tenendo presente «il valore storico» dell'introduzione della moneta unica, reagendo alle «turbolenze di questo difficile 2011» abbandonando quelle esitazioni di alcuni Stati figlie di opinioni fondate sulla «disinformazione e sulla diffusione di meschini pregiudizi nazionali». Parole chiare, taglienti, che accendono i riflettori sull'inadeguatezza di alcuni atteggiamenti tenuti da leader europei. Poi un richiamo all'orgoglio sovranazionale: «Quel che di recente si è detto da parte di non europei sul rischio che le nostre difficoltà possono comportare per l'intera economia mondiale costituisce in qualche modo il riconoscimento obiettivo del peso dell'Europa nel mondo d'oggi». Il Presidente dunque difende l'Italia, richiama i partner alla collaborazione, indica i limiti dell'azione comunitaria e propone uno scenario che rivaluta la figura dell'Europa nel suo complesso. Ma certo non si nasconde quando si tratta di affrontare il nodo nazionale: «Se l'Italia è cosciente delle sfide che ha davanti, deve essere capace di dare le risposte necessarie. Nessuna forza politica italiana può continuare a governare, o può candidarsi a governare, senza mostrarsi consapevole delle decisioni, anche impopolari, da prendere ora nell'interesse nazionale e nell'interesse europeo. Ciascuno deve fare la sua parte, ma tutti insieme dobbiamo rispondere alle domande di attualità e alle questioni di prospettiva». Anche qui il richiamo è chiaramente rivolto al governo in carica, ma non trascura di mandare segnali anche all'opposizione, a chi vuole «candidarsi a governare». «Qui non si tratta - ha detto Napolitano - di rendere omaggio alle istituzioni europee, si tratta di fare il suo proprio interesse nazionale e di dare il suo contributo nell'interesse europeo». Un interesse che passa necessariamente per la determinazione - e il rispetto - di nuove regole comuni che impediscano di ricreare le condizioni che ci hanno portato al punto in cui siamo: «È alla constatazione del danno provocato e del pericolo costituito dal fuorviante assunto che i mercati in generale, e quelli finanziari in particolare, fossero capaci di autoregolarsi e non avessero perciò bisogno di regolazione pubblica - ha detto Napolitano - che è scaturita la consapevolezza dei governi, di tutti i continenti, della necessità di mettere a punto un nuovo sistema di regole, capace di fondare una efficace governance economica globale». Rispondendo poi a una domanda dei cronisti a Bruges, dov'era per l'inaugurazione dell'Anno Accademico del Collège d'Europe, che gli facevano notare come la lettera d'intenti del governo alla Ue potrebbe non essere considerata sufficiente, Napolitano ha replicato: «Io non sono messaggero dei dispacci del governo Berlusconi, quindi non lo so, non l'ho letto, non spetta a me esaminarlo». Una maniera nemmeno troppo indiretta per ribadire il concetto fondamentale della giornata: i ruoli sono chiari. Ognuno si assuma le proprie responsabilità. Infine un invito a tutti a farsi parte attiva di un processo europeo che il presidente Giorgio Napolitano vede come auspicabile quanto irreversibile: « Con il Trattato di Maastricht e con l'Euro, un salto di qualità venne compiuto. È tempo ora di compierne un altro, ancor più deciso».

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