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Gli assessori Pdl scelgono Renata

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Il presidente della Regione Lazio Renata Polverini e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Il primo effetto dello «strappo» tra governo Berlusconi e Regione Lazio è stato quello di ricompattare il Pdl locale. Il secondo di rinviare il Consiglio regionale, previsto per oggi, al 2 novembre. Il giorno dopo l'impugnativa del Consiglio dei ministri di alcuni commi del Piano Casa regionale, il partito della maggioranza di governo nazionale e regionale non ci sta e, con una nota, tutti e dieci gli assessori del Pdl si dimettono in segno di solidarietà con la presidente Polverini e di contrasto con l'atteggiamento del Consiglio dei ministri. Una bomba ad orologeria, quella innescata dal ministro Galan e dal sottosegretario Giro che è esplosa proprio sulla legge più importante della Regione in termini non solo e, fino a ieri non tanto, politici quanto economici e sociali. Per questo il Pdl che pure non ha sempre goduto di splendidi rapporti con la governatrice (basti pensare alle ultime amministrative) ha fatto muro. La Polverini tira dritto, ufficializza la crisi con Berlusconi e farà valere le ragioni del Piano davanti alla Corte Costituzionale. Nell'attesa dell'incontro con il segretario nazionale, Angelino Alfano, che dovrebbe avvenire già oggi, in casa Pdl è caccia al traditore. Se lo scenario di un disegno contro il Lazio affascina ma non convince, appare invece più credibile una pericolosa partita che vede sullo sfondo una resa dei conti tra correnti di un partito, il Pdl, che tra poco più di un mese terrà a battesimo il suo primo congresso da una parte, una prossima campagna elettorale probabilmente senza premier e una regione, come il Lazio dove la componente ex azzurra appare sempre più debole. Ma se fino a ventiquattr'ore fa un equilibrio era possibile, tanto che in molti contavano sul «patto d'acciaio» tra Polverini e Berlusconi, oggi evidentemente non è più così. Un concetto ormai ben chiaro al sindaco Alemanno che ancora non ha digerito quella famosa «pajata» con Bossi e che tra tagli e mancate riforme combatte ogni giorno contro il «governo amico». Un destino che potrebbe ora toccare anche alla Polverini. Con un effetto inaspettato. Il Pdl Lazio è oggi più compatto con mai. A confermarlo non solo la remissione delle deleghe di tutti gli assessori Pdl, a prescindere dalle correnti, ma anche le dichiarazioni dei coordinatori rappresentativi delle due anime. Vincenzo Piso, coordinatore regionale, ex An: «Ricordo che alle europee il Pdl Lazio ha preso il 43% e qualcuno dovrebbe ricordare che il Pdl Lazio è un "core business" all'interno del partito, e su questo non c'è corrispettivo nelle dinamiche del Governo e basta vedere da dove vengono ministri e sottosegretari. Nell'incontro che avremo con il segretario Alfano consegneremo a lui le nostre osservazioni su ciò che non va. O questo Piano Casa sarà un punto di svolta nel Pdl o sarà un danno per tutti»; e del coordinatore romano, Gianni Sammarco (ex Fi): «La bontà del Piano Casa della Regione Lazio è sotto gli occhi di tutti, dispiace quindi questa impugnazione che sa di preconcetto con il rischio di trasmettere un'immagine distorta del nostro partito che disorienta per primi i nostri elettori. Nei confronti di Roma e del Lazio mi sembra che, da parte di qualcuno, non ci sia serenità di giudizio, come nel caso degli attacchi al Festival del Cinema di Roma o della dichiarazione di incostituzionalità di un provvedimento non ancora divenuto legge». Il Piano Casa, al di là della politica, non è a rischio. L'impugnativa riguarda soltanto alcuni commi sui quali giudicherà la Corte Costituzionale. Il capitolo giuridico si chiuderà presto e, con molta probabilità, senza troppi traumi. Più difficile chiudere il quadro politico. «Le dimissioni degli assessori del Pdl sono un atto politico forte nei confronti del loro partito - ha detto la Polverini - le dimissioni le ho io, attendo di avere un confronto con Alfano per poi decidere il da farsi». La crisi nel Pdl è scoppiata. Stavolta alla luce del sole.

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