D'Alema ad Alfano: «Fai tu il premier ...»
MassimoD'Alema candida Angelino Alfano alla presidenza del Consiglio. «Fallo tu il premier - scherza - «Anche se so che Alfano non farebbe mai un governo contro Berlusconi, visto che il Cavaliere lo ha definito oggi un ragazzo leale». Siamo nel salotto di Porta a porta. Il segretario del Pdl, nonostante la difficoltà del momento ha accettato un confronto tv con l'ex presidente del Consiglio. Seduti sulle poltroncine bianche della «terza camera dello Stato» ci sono anche Antonio polito e il direttore de Il Tempo Mario Sechi. Sul tavolo c'è la riforma delle pensioni, all'orizzonte i diktat di Bruxelles e il gioco è in mano all'alleato leghista. Ogni dichiarazione fa, essa stessa, parte della trattativa. Intanto l'ipotesi crisi di governo: Alfano la esclude senza troppi giri di parole. «Il rapporto tra Pdl e Lega tiene. Abbiamo dimostrato che questi due partiti sono in grado di assicurare al Paese stabilità e riforme. Siamo consapevoli tutti delle difficoltà - ammette - ma l'unità è raggiunta attorno alla decisione di rispondere in modo rigoroso all'Europa con puntualizzazioni che riguardano le cose sin qui fatte e le cose che si intendono fare per la crescita». Accordo raggiunto, si dirà. E invece no. Non sulle pensioni, per lo meno. D'Alema, seppur in punta di fioretto, lo incalza: «La dinamica di queste ore dimostra che il governo non è in grado di decidere nulla. Bruxelles si aspettava un decreto sviluppo e un riforma delle pensioni. Il governo ha solo scritto una lettera. Berlusconi non regge. Non ce la fa, non ce la fa», scandisce. Alfano non arretra. «Speriamo di aver individuato con la Lega un punto di equilibrio in grado di dare risposte all'Europa anche sulle pensioni», incassa. Poi, però, senza paura, rilancia: «Se avete a cuore il bene comune, avete un dovere ben preciso: portare delle proposte in Parlamento e non porre la pregiudiziale Berlusconi. Se ci sono scelte che un governo di responsabilità nazionale deve fare perché non farle con questo governo?». D'Alema si lascia sfidare. «Io giudico conclusa questa esperienza di governo. Il parere delle opposizioni è unanime: di fronte al fallimento di questo governo serve un forte degnale di cambiamento». Angelino non ci sta: «Noi siamo convinti che la personalità politica che può dare maggiore stabilità al centrodestra è Berlusconi. D'Alema, però, è proprio al "ribaltone" che mira: «Abbiamo detto di essere pronti a discutere un governo di comune responsabilità con il Pdl, solo che incredibilmente in un momento come questo il maggior partito politico italiano non intende raccogliere questa disponibilità generosa, fatta dal partito del centrosinistra che potrebbe vincere le elezioni» spiega, ma a Bruno Vespa che gli domanda se sia disponibile a un governo Letta, risponde con un dribbling dei suoi: «Questa sarà pure la terza Camera, ma sostituirci a Napolitano mi sembra esagerato». La "battaglia" non è finita. I due leader - sondaggi alla mano - si contendono i voti di Udc, Fli e Api. «Il Terzo polo, all'opposizione da una legislatura, ha maturato le ragioni di una rottura col centrodestra, e mi sembra difficile che possa tornare a fare un'alleanza con loro», sentenzia l'ex presidente del Consiglio. Alfano ha un'altra idea: «Se in questo momento ci sono due coalizioni che sostanzialmente si equivalgono e se è vero, come dicono i sondaggisti, che parte dei nostri ex elettori ha già operato una scelta, quella di dire io non voto a sinistra ed è indecisa tra il non voto e il tornare a votare per noi, la partita è aperta. Noi potremmo vincere anche senza il Terzo polo». Angelino la spunta. Uno a zero e palla al centro.