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L'ultima partita di Maroni e il Senatùr tiene sul filo Palazzo Chigi

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Il«niet» della Lega è unanime. Non ci sono «bossiani» o «maroniani» che tengano: la riforma delle pensioni non passerà mai, a costo di far saltare il governo. E così proprio su questo argomento, esattamente come nel 1994 quando il Carroccio si sfilò togliendo la maggioranza al primo esecutivo guidato dal Cavaliere, il governo rischia di cadere. Per ora questa potrebbe essere solamente una minaccia, ma una cosa è certa: sulla riforma previdenziale Umberto Bossi e Roberto Maroni viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda. Ma se il ministro dell'Interno esterna ufficialmente il suo pensiero («la nostra posizione è molto chiara: i pensionati hanno già dato»), il Senatùr preferisce starsene in silenzio lasciando ai suoi la scena. A sbarrare la porta alla riforma ci ha pensato di prima mattina il capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni, e a seguire Rosi Mauro, vicepresidente del Senato. Reguzzoni ha chiuso all'ipotesi di innalzamento dell'età pensionabile e, rispondendo indirettamente a Merkel e Sarkozy, ha ricordato che il governo ha già fatto «miracoli» come il pareggio di bilancio nel 2013. Rosi Mauro, che è anche leader del Sinpa, il Sindacato Padano ha minacciato di portare in piazza i propri iscritti in caso di intervento sulle pensioni. Posizioni difese anche nel primo pomeriggio di ieri in Via Bellerio a Milano dove Bossi aveva convocato lo stato generale del movimento prima di scendere a Roma per il Consiglio dei ministri. E proprio prima del Cdm Bossi si è intrattenuto per più di un'ora con Tremonti e Berlusconi per trovare la quadra su un tema così delicato per i Lùmbard. Ed è l'eurodeputato leghista Matteo Salvini a spiegare l'umore con il quale il Senatùr ha incontrato il Cav: «Se il Pdl farà passare l'innalzamento dell'età pensionabile con i voti del Terzo Polo vorrà dire che non c'è più maggioranza e, quindi, governo». Parole mirate. Quasi un avvertimento al premier di non cedere alle lusinghe di chi lo starebbe convincendo a proseguire sulla strada delle pensioni garantendogli un appoggio esterno. Sostegno che potrebbe arrivare dall'Udc e anche da alcuni deputati del Pd. E così la Lega va avanti per la sua strada. Non arretra. La posta in palio è troppo alta e, almeno a sentire le parole di Rosy Bindi, troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire: «Le pensioni sono un argomento sul quale la Lega può puntare i piedi: il tema dell'innalzamento dell'età pensionabile interessa molto al suo elettorato. La Lega poi troverebbe una ragione per rompere, facile da spiegare e da portare in dote al proprio elettorato in caso di elezioni anticipate».

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