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Il ruggito del re Peone

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Domenico Scilipoti al congresso dei Responsabili (foto Pizzi)

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L'Auditorium del Massimo a Roma si riempie già alle nove e mezzo. Suona a ripetizione l'inno del Movimento di Responsabilità Nazionale: «Siamo milioni e un unico Dio. Un solo cuore, un'unica idea per un'Italia ancora mia ancora tua». Arriva la banda del Villaggio Prenestino. Subito dopo il segretario del partito che ieri ha celebrato il suo primo congresso: Domenico Scilipoti. Scende da una vecchia Bmw blu, viene assaltato dai cronisti. Si guarda intorno, saluta la banda che ha cominciato l'inno di Mameli. «Si metta accanto ai tromboni», suggerisce un fotografo. Scilipoti sorride, stringe mani in continuazione. La gente aumenta, la sala è stracolma. Ci sono le bandiere del Movimento, ci sono anziani e giovani. Spuntano un prete e una suora, una stilista con sei modelle vestite in blu elettrico, poi i politici. C'è il sottosegretario all'Economia Bruno Cesario che aprirà il congresso. Insieme con Scilipoti e con Calearo ha salvato il governo il 14 dicembre scorso. «È venerdì e c'è pure lo sciopero dei treni ma qui è pieno di gente - osserva Cesario - Altro che gli scienziati della politica che non sono capaci di mettere insieme nemmeno dieci persone». Ci sono il deputato Antonio Razzi e il sottosegretario Rocco Crimi. Cesario arringa: «Dobbiamo essere promotori delle istanze della gente comune». Poi tocca a Don Marcello Stanzione. Tutti in piedi per «l'introduzione spirituale, affinché Dio benedica i lavori di questo congresso». Subito dopo parla un economista brasiliano, il professor Montes. Traduce Scilipoti (ha vissuto e lavorato in Sud America). La platea si scalda. Il segretario del Movimento di Responsabilità Nazionale, che ha già vinto la prova di forza dei numeri in sala, parla a 360 gradi: «Vogliamo portare avanti i valori che tutti conosciamo ma che molti hanno perso. Né destra né sinistra, vogliamo dare il nostro contributo all'interesse del Paese». Poi se la prende con i giornalisti che «hanno descritto Scilipoti come uno che non sapeva fare niente» poi conferma che il 14 dicembre si è «ribellato alla lobby di cinque persone che in Parlamento decide tutto». Anche perché «se fosse caduto il governo Berlusconi l'esito alle nuove elezioni sarebbe stato maggioranza di centrodestra alla Camera e di centrosinistra al Senato. Un danno in questo momento di crisi». Scilipoti, che di frequente parla in terza persona, chiarisce le linee politiche del movimento: cristianità, patria, famiglia. Poi l'attenzione alle criticità bancarie e alle medicine non convenzionali. Si sofferma sull'ecologia e sull'aiuto alle piccole imprese. Infine rivendica le 33 proposte di legge presentate. E se la prende di nuovo con i giornalisti che hanno scritto che non aveva la laurea: «Ne ho una in medicina all'università, con specializzazione in ginecologia, e tre honoris causa». Infine, conclude: «È finito il tempo dei cialtroni. Ora è quello della meritocrazia». Standing ovation. Unica scontenta la moglie di Gaetano Saya (Movimento Sociale Italiano). È in sala con tanto di guardia d'onore in camicia bruna, cravatta nera e fascia con fiamma tricolore al braccio: «Vado via, non siamo venuti a fare da tappezzeria». Tutto lascia supporre che l'alleanza con i Responsabili non si farà.

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