Il Dottore sotto choc piange un «fratello minore»
Piangee non si dà pace. Mentre rientra ai box e dopo esser passato sopra il corpo del suo amico, anzi del suo «fratello più piccolo» Marco Simoncelli, riesce solo a sospirare «Oddio, oddio...». Valentino Rossi è distrutto. Non riesce a parlare per tutta la giornata. Lascia un unico commento sul suo profilo del social nerwork Twitter: «Il Sic per me era come un fratello minore, tanto duro in pista come dolce nella vita. Ancora non posso crederci, mi mancherà un sacco». Punto. E oltre queste parole resta solo l'espressione sconvolta per una domenica maledetta. Perché con Marco, lui ha da sempre un rapporto che va al di là della sfida, oltre le moto. E se sull'asfalto di Sepang non ha potuto fare nulla per non travolgerlo, assieme a Colin Edwards, allora il dolore aumenta. Si amplifica e non basta dare la colpa al fato, che ha spezzato un'amicizia vera. Marco e Vale si allenavano insieme. Il nove volte campione del mondo ha seguito Sic lungo tutta la sua carriera, fino a suggerire la Honda tra le opzioni che aveva il pilota di Coriano, quando decise il passaggio dalla 250 alla MotoGp. Del resto i due sembravano fatti l'uno per l'altro. Uguali in pista, con la follia di chi non molla mai fino al traguardo. Uguali fuori pista, dove si distinguevano per l'allegria e la generosità. E poi Marco, fuoriclasse sul trampolino pronto a lanciarsi nella storia dei grandi della MotoGp, con quei capelli ribelli e il viso solare di chi corre per divertirsi e non solo per vincere. Troppo simile al Dottore. Tanto da essere considerato già l'erede di Vale, quello che avrebbe preso il suo posto. Non è un caso se il presidente della Federazione italiana motociclistica (Fim), Paolo Sesti, ricorda che «in Simoncelli vedevamo tutti il nuovo Valentino Rossi. È stata una carriera stroncata nel momento esatto in cui stava per raccogliere tutti i frutti del grande lavoro che aveva fatto fino ad ora. La sua consacrazione sarebbe sicuramente avvenuta il prossimo anno». Il papà di Valentino Rossi, Graziano, ricorda che suo figlio e Simoncelli «erano dei grandi amici, avevano un legame fortissimo e anche io lo conoscevo bene. Sic era una persona splendida e un bravo pilota. È una giornata di lutto per tutti noi e per la mia famiglia». E ora a Vale non resta che il ricordo di un amico. Salire in sella come prima sarà impossibile. Come difficile sarà togliersi da dosso quella brutta sensazione di essere complice di una morte (anche se a travolgere con la ruota quella testa tempestata dai riccioli biondi è stato Edwards). Piange il Dottore. E d'ora in poi correrà per il suo erede scomparso.