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Mubarak vede la foto del Raìs e ha una crisi di nervi

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Perl'ex raìs egiziano prima la notizia e poi le foto distribuite sulle reti internazionali dell'uccisione della «guida della rivoluzione verde», da lui sempre considerato un «cugino» o un «nipote un po' indisciplinato» deve essere stato un colpo molto duro. Non solo per il loro intenso legame, sia pur difficile, ma senz'altro caratterizzato da forte solidarietà reciproca, ma anche perché è facile immaginare che l'anziano ex presidente egiziano (in maggio ha compiuto 83 anni), affetto da malattie mai chiarite ufficialmente, forse da un tumore al pancreas, sia stato sconvolto dall'idea di come possa essere trattato un capo di stato dai suoi connazionali. La foto del volto insanguinato e sofferente di Muammar Gheddafi - riferiscono fonti mediche - e del suo corpo ferito e martoriato avrebbe causato a Mubarak una crisi di nervi, con un pianto a dirotto, e poi quasi un arresto cardiaco, dal quale sarebbe venuto fuori con terapie a base di cardiotonici e antidepressivi. L'odio contro il proprio ex rais gli egiziani lo hanno dimostrato più volte quando in piazza Tahrir - luogo simbolo della rivoluzione del 25 gennaio - sono comparsi pupazzi che lo raffiguravano appeso per il collo ai lampioni . Mubarak e Gheddafi hanno avuto contrasti intensi, soprattutto all'inizio del mandato del rais egiziano, chiamato a subentrare a Sadat, ucciso da estremisti islamici egiziani nel 1981, dopo che aveva firmato il trattato di pace con Israele. E proprio dall'atteggiamento morbido dell'Egitto verso «il nemico sionista» derivava l'ostilità del leader libico. Scambi di insulti tra Gheddafi e Mubarak, anche pesanti si ebbero poi come nel settembre '88: il primo definì il regime egiziano «codardo e traditore», Mubarak apostrofò il colonnello come «parolaio maleducato» e invitò il popolo libico a disfarsene. Solo nel 1989 si riaprì un dialogo e da lì in poi si intensificarono gli scambi di visite tra i due capi, fino a quando Mubarak, nel 1992 si impegnò strenuamente per convincere l'allora presidente Usa, George Bush, ad evitare un intervento militare contro la Libia, sotto accusa per l'attentato di Lockerbie.

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