Sì alle leggi speciali Asse Di Pietro-Maroni
Antonio Di Pietro lancia la proposta e Roberto Maroni, non senza stupirsene, approva. Strano ma vero. Il leader del'Idv, per una volta, ha trovato terreno fertile all'interno dell'Esecutivo per una sua idea: «A stato d'emergenza si risponde con soluzioni d'emergenza. Serve una legge Reale 2, alias legge Di Pietro». E così l'indignazione per gli scontri e per la guerriglia scatenata a Roma sabato scorso dai black bloc infiltrati nella manifestazione degli «indignados» è riuscita là dove, di solito, il consueto gioco delle parti tra maggioranza e opposizione fallisce. Risultato? È lo stesso Maroni a sostenere l'idea dipietrista: «Devo dire che per una volta sono d'accordo con Antonio Di Pietro che oggi (ieri, ndr) ha detto che servono nuove norme preventive». Un sodalizio al quale il responsabile del Viminale vuole immediatamente dare seguito annunciando che porterà oggi «al Senato la proposta per nuove misure legislative che possono consentire alle Forze dell'ordine di prevenire più efficacemente». Tutto quindi è pronto. Oggi pomeriggio alle 16.30 il ministro dell'Interno, chiamato a Palazzo Madama per relazionare sugli scontri nella Capitale, annuncerà misure più severe contro i violenti e l'Italia dei Valori sarà pronta ad accoglierle e, in caso a sostenerle. Cosa che ieri sera lo stesso Di Pietro, intervenendo a Sky Tg24, ha sottolineato: «L'Idv ha proposto un pacchetto di riforme sul piano del diritto sostanziale penale, il diritto processuale penale e della prevenzione che portiamo in Parlamento. Se le porta anche Maroni ne voglio discutere nel merito e non ho problemi ad approvare leggi insieme con chi nell'arco delle forze politiche ha a cuore il bene del Paese». La politica, intanto, si interroga. E se il centrosinistra boccia l'idea di nuove leggi repressive, la maggioranza, inaspettatamente, si divide. Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, riferendosi alle parole di Di Pietro, parla di «linea oltranzista: da un lato ha rapporti con le forze sociali più scatenate, dall'altro risolve nel senso repressivo. Un capolavoro di linea sul quale non lo seguiremo». Parole che gli ex An del Pdl non condividono. Il primo a dimostrarsi disponibile alle parole del ministro dell'Interno è il collega della Difesa, Ignazio La Russa: «Io credo che i decreti ci possano anche stare. Vedremo la natura delle proposte di Maroni. Mi ha riferito quello che dirà al Senato e concordo pienamente. Non voglio anticiparlo io, abbiamo concordato, per quanto di mia competenza delle misure». Per il ministro è importante «rendere più facile l'intervento delle Forze dell'ordine quando si tratta di separare coloro che manifestano rispettando le regole da coloro che invece approfittano di manifestazioni magari sentendosi ideologicamente contigui per scatenare la violenza». Dichiarazioni condivise anche dal capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, per il quale «l'esigenza di strumenti legislativi che consentano alle forze dell'ordine e agli inquirenti di agire con maggiore determinazione soprattutto preventiva si fa ancora più urgente». Ancora più diretta la reazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Daniela Santanché, che, parlando a Radio Padania, si sfoga: «Vorrei leggi speciali, i centri sociali si devono chiudere; i black bloc non esistono, erano i centri sociali. Da troppi anni se ne parla e non si chiudono. Ci diranno che abbiamo modi che non sono... Che siamo fascisti. Chi se ne frega. Dobbiamo arrivare al risultato». Apprezzamenti che arrivano anche dalla Lega dove a scendere in campo è il vicepresidente dei senatori, Sandro Mazzatorta: «Ripristinare la legge Reale? Purché sia estesa anche a chi istiga alla violenza proprio come hanno fatto Di Pietro e altri esponenti dell'Idv. Maggiore rigore anche a carico di chi istiga». Contrario invece a nuove leggi il vice presidente del Csm Michele Vietti : «Sono assolutamente contrario a legiferare sull'onda dell'emotività dei fatti di cronaca. Questo è un difetto del nostro Paese che produce una legislazione inefficace. Le norme che abbiamo sono già molte, forse troppe».