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Bossi: "Tosi? Uno str... che ha portato i fascisti"

Umberto Bossi

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Acque ancora agitate nella Lega. Nonostante i tentativi di molti vicini a Bossi di minimizzare le tensioni che si sono acutizzate dal congresso provinciale di Varese di una settimana fa, il clima in realtà si fa sempre più incandescente. Lo dimostra anche l'ultimo battibecco a distanza tra Umberto Bossi e Flavio Tosi. Il sindaco di Verona, infatti, continua a mandare messaggi di certo non distensivi: l'ultimo lo affida ad un programma radiofonico, La zanzara di Radio 24, nel quale senza mezzi termini sostiene che "molti deputati leghisti in certe votazioni hanno avuto il voltastomaco" (anche se più tardi dirà di essere stato frainteso) e che sono in tanti, anche se non lo dicono, a pensare che Berlusconi debba fare un passo indietro perché, ha spiegato, "se ci fosse un cambio della leadership e ci fosse la possibilità con questa maggioranza di andare avanti fino alla scadenza naturale della legislatura facendo tutte le riforme, penso che avremmo più chance di arrivare e di poter vincere anche alle prossime elezioni". IL DITO MEDIO Umberto Bossi, incalzato dai cronisti a Montecitorio, non è da meno in chiarezza e come prima risposta offre il suo ormai gesto usuale, il dito medio, rivolto a Tosi. Il Senatur poi rafforza il messaggio: "Tosi è uno stronzo - aggiunge - ha tirato nella Lega un sacco di fascisti, cosa che non può essere sopportata per molto. Noi abbiamo altri progetti". Quindi fa capire che, come ha detto il figlio di Bossi, Renzo: "Chi è in disaccordo con il progetto vada altrove". Che assomiglia ad una minaccia di espulsione. Anche se, riferisce chi è vicino a Bossi, il Senatur rispetta e non tocca mai chi può contare sui voti sul territorio. LA VIA DI FUGA La tesi dei contestatori fascisti a Varese viene quindi ribadita dal Senatur che non pensa di essere l'oggetto delle contestazioni. Anche se su questo, ha qualcosa da dire Ignazio La Russa che di An era esponente di spicco: "Ex An? Vuol dire che An li aveva espulsi e che la Lega li ha raccattati..." E, aggiunge sorridendo: "Bossi è un genio quando si tratta di trovare una via di fuga.  Anche se questa - conclude - mi sembra inverosimile". Poco prima, in transatlantico, siparietto tra La Russa e Giancarlo Giorgetti che al ministro della Difesa aveva detto con un sorriso: "Hai visto? A Varese i contestatori erano ex An... Il capo (Bossi) è un genio, un genio". Molti degli uomini vicini al Senatur, comunque, minimizzano quanto accaduto a Varese, nonostante i video diffusi su Internet che hanno dimostrato la portata non da poco della protesta: tra i lumbard, c'è chi dice che in altri congressi, di altri partiti, si è visto di peggio e chi, a sostegno di questa osservazione, si lamenta per l'enfasi data ormai a tutto ciò che riguarda la Lega. C'è però anche chi ammette che forse a Varese (simbolo della cultura leghista e città dove il Carroccio affonda le sue radici) il congresso poteva essere gestito meglio, sia sul fronte delle candidature ma anche - viene sottolineato - su quello delle tessere. COMPATTI IN AULA Intanto, però, i leghisti sono compatti in aula alla Camera nel garantire la loro presenza nelle votazioni. Mentre, secondo quanto viene riferito, oggi i colleghi del Pdl non erano così presenti tanto che ad un certo punto, Denis Verdini è stato costretto a richiamare i deputati che stavano fuori per la prima votazione sul ddl costituzionale che riguarda l'articolo 41 sulla libertà d'impresa. Ma prima del richiamo, racconta un deputato del Carroccio, il governo rischiava di andare sotto. Una settimana dopo l'incidente sul Rendiconto. I leghisti, sia i più vicini a Bossi sia i maroniani, non hanno dubbi che se il governo andasse sotto di nuovo questa settimana, Napolitano non potrebbe far altro che sciogliere le Camere. Ma fino a quel momento i deputati lumbard cercheranno di garantire ogni giorno la loro presenza per evitare altri incidenti di percorso. L'ordine, al momento, è di non far cadere il governo.

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