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La protesta Usa chiude il conto

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Barack Obama

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Mentre qui in Italia gli imbecilli rubavano la scena agli indignati mettendo a ferro e fuoco Roma e i romani, in America la protesta del movimento di Occupy Wall Street (che ieri ha festeggiato il primo mese dalla nascita) si sta già evolvendo. I manifestanti stanno iniziando a formulare delle richieste da presentare al mondo politico, locale e nazionale. «Se non faremo delle proposte, saranno i partiti politici a farlo per noi», ha dichiarato uno dei veterani della protesta, Eric Lerner, 64 anni, come riportato dal New York Times. Il movimento infatti è stato più volte criticato per la mancanza di proposte pratiche volte a cambiare il sistema contro cui si batte. Proprio a questo proposito, Shawn Redden, 35 anni, e altri attivisti hanno creato una settimana fa un comitato -il Demand Working Group - che ha il compito di elaborare proposte e richieste. I due temi principali sono la lotta contro la disoccupazione e l'incremento dei diritti civili. «Dobbiamo assolutamente fare delle richieste» ha affermato Redden, «Come ha detto Frederick Douglass, il potere non concede niente senza una domanda». Non solo. Alle marce e ai cortei nei quartieri finanziari si aggiungerà presto una rivolta contro le banche che non verrà messa in campo con spranghe e sanpietrini. No. L'obiettivo – più o meno discutibile – è boicottare il sistema dall'interno, ovvero portando via il denaro dai caveau delle big del credito. Su Twitter il senatore del Vermont, Bernie Sanders, ha lanciato un appello affinché gli americani corrano a ritirare i loro risparmi trasferendoli nelle banche locali (che però, intanto, continuano a fallire). Sabato a Manhattan è stato organizzato il «Move your money day»: un intero giorno di azione contro le grandi banche e in particolare Chase, ovvero la banca commerciale del gruppo JPMorgan Chase ha ricevuto secondo il sito degli indignados 95 miliardi di dollari dal governo come fondi per il salvataggio dopo la crisi del 2008 e ha, da allora, licenziato 14.000 persone. Obiettivo degli indignati è appunto quello di far chiudere quanti più conti correnti possibili ai clienti e di far spostare i fondi in banche di credito cooperativo. Ventiquattro persone sono state inoltre arrestate preso una sede di Citigroup a New York mentre tentavano di ritirare i loro soldi come protesta. Ma il vero banco di prova della nuova strategia degli indignati Usa sarà l'appuntamento del 5 novembre con la manifestazione del «Bank Transfer Day», la giornata del ritiro del contante. Gli Ows tenteranno di convincere le persone a prelevare tutte insieme 5000 dollari dai propri conti correnti in diverse tra le più potenti banche statunitensi. Una corsa allo sportello, come avvenne per le filiali della britannica Northernrock, nazionalizzata nel febbraio del 2008, settimane dopo che code di preoccupati correntisti battevano cassa per ritirare i risparmi. C'è comunque chi fa notare che il boicottaggio simultaneo non avrebbe alcun effetto sul bilancio della liquidità di una banca, ad esempio un colosso del calibro di Bank of America che oggi può contare su circa 120 miliardi di dollari contanti. Intanto il movimento degli indignati di Wall Street sta guadagnando forza anche economicamente. Sarebbero infatti stati raccolti già 300.000 dollari, frutto prevalentemente di donazioni grazie alle quali il popolo di Zuccotti Park ha ricevuto anche gran parte delle attrezzature necessarie per far sopravvivere il loro accampamento nel cuore del Financial District di New York. Gli attivisti hanno depositato i contanti su un conto aperto alla Amalgamated Bank, banca fondata nel 1923 dal sindacato dei tessili e tutt'oggi unico istituto di credito americano di proprietà dei sindacati. La cifra - spiegano alcuni portavoce del movimento - è destinata a crescere ed è già sufficiente per pensare ad una «occupazione di lungo termine». Il movimento sta infatti lavorando per trovare una location alternativa a Zuccotti Park, dove il pericolo di essere cacciati dalle autorità cittadine è sempre più alto. «Gli attivisti - ha spiegato Justin Strekal, uno degli organizzatori - stanno consultando degli esperti legali per identificare un sito dove il rischio di essere sfrattati è basso. Al momento stiamo ammassando in uno spazio sulla Broadway, non lontano da Wall Street, tutti i beni donati finora. Secondo un sondaggio, il 68% degli elettori indipendenti e il 60% di quelli repubblicani, danno un giudizio negativo dei grandi gruppi finanziari. Lo stesso presidente Barack Obama ha deciso di puntare sul movimento degli indignados di Wall Street: Il suo staff ha deciso infatti di fare gradualmente propria la protesta contro le speculazioni di Borsa e le grosse corporation, in modo che diventi uno degli assi portanti della comunicazione della prossima battaglia elettorale. Ma questa strategia, per essere credibile, ha bisogno di una svolta, di cui già si avverte qualche sentore, ma che sarà più chiara nei mesi a venire. Obama deve far dimenticare i suoi forti legami stretti negli ultimi anni con le élites finanziarie.L'evoluzione della protesta Usa dimostra che solo alcune piazze hanno compreso perfettamente i termini della questione. Come ben sottolineava ieri il macroeconomista Mario Seminerio sul suo blog Phastidio.net, «l'Italia resta un paese tragicamente arretrato ed economicamente analfabeta, con le sue deliranti richieste di default selettivi. In America il modello IS-LM (alla base del pensiero economico keynesiano, spiega gli spostamenti della domanda aggregata per ogni dato livello dei prezzi ndr) e le pulizie del parco; da noi Argentina e signoraggio, con casseur in omaggio».

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