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Il Vicariato solidarizza con il sindaco e rinuncia alla processione

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Ildivieto emesso dal sindaco Alemanno di sfilare in corteo all'interno del centro storico capitolino per un mese non è una censura a manifestare. È un segnale forte, deciso e atteso per chiedere, e ottenere, regole precise che garantiscano il diritto ad esprimere la propria opinione. Primo, fondamentale, pilastro della democrazia. Non a caso la decisione estrema del primo cittadino è stata appoggiata dalla maggior parte degli «indignati» di sabato scorso: cittadini, residenti, precari, religiosi. L'annuncio del Vicariato di Roma di rinunciare spontaneamente alla processione di sabato prossimo per Giovanni Paolo II, trasformandola in una veglia in piazza San Giovanni, così come la comunità ebraica ha rinunciato al piccolo corteo di ieri per recarsi in Campidoglio a festeggiare la liberazione di Gilad Shalit, rappresentano la prima vittoria contro la violenza. Se la comunità civile e religiosa ha ben compreso questo messaggio, la politica, dopo lo choc iniziale, torna a dividersi. A fare da bersaglio, ovviamente, Alemanno e la sua ordinanza che vieta i cortei. Si parte da Sinistra Ecologia e Libertà che ha annunciato ricorso al Tar; alcuni deputati del Pd hanno invece presentato un'interrogazione al ministro Maroni per sapere «se condivide l'ordinanza del sindaco Alemanno». Proteste istituzionali annunciate anche in Campidoglio. Non va meglio sul fronte sindacale. La prima «prova del nove» c'è stata proprio ieri quando si è aperta una mediazione del questore Tagliente per la manifestazione di venerdì indetta dalla Fiom in occasione dello sciopero generale del gruppo Fiat. Un braccio di ferro con il sindaco Alemanno del quale si conoscerà l'esito probabilmente oggi. Niente cortei per le vie del centro ma un sit-in in piazza della Repubblica. La Fiom, da parte sua, rispetta l'ordinanza ma chiede l'autorizzazione a far sfilare un corteo fuori dal I municipio della Capitale. La proposta è quella di dare vita a un corteo che potrà terminare in uno dei luoghi simbolo per la protesta, la Rai di viale Mazzini, l'università o il Tribunale. L'ultima parola spetta ora alla Questura. Alza la voce il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso che definisce il documento del sindaco sbagliato e chiede di ritirarlo. «L'ordinanza che ho firmato nasce dal fatto che in questo momento, qualsiasi manifestazione può in qualche modo essere a rischio - spiega il sindaco - non per volontà dei manifestanti ma per il pericolo di provocazioni. È una regola cui tutti si devono attenere senza chiudersi nella propria ottica particolare».

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