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Il popolo di Internet sogna l'infiltrato

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No, non basta. Non basta l'intervista sfottò all'«uomo nero». Non è sufficiente neanche spiegare che Fabio Di Chio non è un infiltrato, né il comandante dei devastatori di sabato. E neppure raccontare che Fabio è semplicemente il cronista del Tempo che si trovava nel pieno degli scontri perché quello è il suo dovere: raccontare i fatti. E per raccontarli devi starci dentro. Niente. Non basta. La Rete non ci crede e rilancia le ipotesi più fantasiose. E allora ditelo. Vi piace essere presi per i fondelli. E va bene. Eh sì. L'avete scoperto. Ecco una carrellata di rivelazioni. Di Chio era lì, a Berlino mentre cadeva il Muro, dietro William e Kate, sull'aereo che riportava l'Italia campione del mondo dell'82 e nella fontana di Trevi mentre si girava la Dolce Vita. E avanti così, la verità non conta nulla. Tutto comincia domenica. Repubblica.it mette in Rete una foto di due teppisti che rompono una vetrina e il nostro cronista con una didascalia inquietante: «Testimone impassibile davanti all'assalto di una banca». Mistero. Comincia l'inseguimento virtuale. L'ordine è: scovatelo. Naturalmente è un festival di letteratura di dietrologia. Il Tempo pubblica ieri la vera storia. E finalmente Repubblica corregge. Arriva in soccorso Corriere.it che racconta la vicenda. Cioè, la verità. Ma commette un altro errore affermando che Di Chio era già stato avvistato vicino un altro «obiettivo sensibile». E rimanda a una vicenda in cui il nostro giornalista non c'entra nulla. Dagospia riporta correttamente la storia e on line dilaga pure lo sfottò a chi, subito, aveva trovato rifugio nella teoria complottista. Ma far notare con un minimo di ragionevolezza come stanno le cose alle volte può essere pericoloso. Giù insulti, offese, minacce, contumelie, oltraggi, insolenze, impropreri e villanie. Per tutti costoro non ci sono risposte da dare. O forse ce n'è una sola. Una pernacchia. Anzi, direbbe Eduardo, 'nu pernacchio, quello classico. «Perché 'o pernacchio può essere di due specie: di testa e di petto. Noi li dobbiamo fondere». Eccolo fuso, allora. Un bel vassoio per tutti i gusti. Fabio Di Chio sulla luna. Fabio Di Chio a fianco al Papa. Fabio Di Chio sulla prima pagina del Time. Avremmo potuto continuare all'infinito. Fabio Di Chio che segna il gol del derby. Fabio Di Chio che s'infiltra a Yalta con i Grandi della Terra. Fabio Di Chio con Napoleone a Waterloo. E fino ad andare indietro nella storia con Giulio Cesare che pronuncia la famosa frase: «Tu quoque, Di Chio, fili mi!».

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