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I poliziotti respingono la solidarietà dei politici

Scontri a Roma, agenti feriti

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Il giorno dopo fa ancora più male. Funzionari e agenti, tornati nuovamente in ordine pubblico per il derby Lazio-Roma, mostrano i segni della battaglia. Lividi ed ematomi vistosi sul corpo. Tutti, però, si sentono umiliati. E pieni di rabbia. Costretti a subire la violenza di criminali facinorosi. Si sentono abbandonati. «Irricevibile la solidarietà che i politici, di ogni schieramento, continuano a mostrare. Solo ipocrisia», accusa senza mezzi termini Franco Maccari, segretario generale del Coisp uno dei sindacati di polizia più rappresentativi. «Diciamo basta a tutte queste chiacchiere il giorno dopo. Il governo appena 48 ore fa ha tagliato i fondi per le forze dell'ordine - continua Maccari - Soldi per lavorare che non finivano nelle nostre tasche. Invece di darci solidarietà a parole, i politici potevano tagliare quel 5 per cento del loro stipendio che poteva sostenere le forze dell'ordine. Ci sentiamo presi per il cu...». Il sindacalista dà voce all'esasperazione dei poliziotti ormai esausti. «Siamo un esercito allo sbando», ribatte Maccari. E comincia il lungo elenco di disfunzioni e manchevolezze. «I fondi sono pochi da anni. I mezzi non vengono sostituiti. Gli scudi dei reparti mobili sono cristallizzati e non proteggano più: possono rompersi al primo impatto - spiega il segretario del Coisp - La scorsa settimana si è tenuta al Viminale una riunione della Commissione vestiario: non ci sono fondi per i prossimi tre anni. Questo vuol dire niente divise, niente caschi, niente manganelli nuovi. Eppoi ci danno solidarietà...». Ma c'è la crisi economica e ogni ministero è chiamato a fare risparmi. «È vero, ma nessuno dice che i poliziotti pagano di tasca propria per lavorare - Maccari alza il tono e affonda -. Hanno tagliato i soldi per le missioni ovvero per le scorte ai collaboratori di giustizia così i poliziotti devono pagarsi albergo e ristorante. È accaduto che hanno pagato anche la benzina. Soldi anticipati dai colleghi. Se non ci sono fondi si taglino i servizi. È un metodo vigliacco: si fa vedere che tutto funziona, ma a pagare sono i poliziotti». In questo clima da «sbirri indignati» si affronta l'ordine pubblico. «Quel che è accaduto ieri (sabato ndr) a Roma non è una novità, ma vorremmo che questa volta servisse a far sì che in futuro non si debbano verificare ancora situazioni di tale leggerezza e azzardo. Oggi stesso (ieri ndr) i colleghi sono nuovamente impegnati in un'altra giornata massacrante per via del derby della Capitale e, già lunedì (oggi ndr) si dovranno confrontare con l'ennesima manifestazione, questa volta di tutti i sindacati del personale Anas contro le manovre economiche varate dal Governo», sottolinea il sindacalista del Coisp. «Colleghi feriti e sfiniti, dotazioni di servizio distrutte e non rimpiazzate, e in cambio? Semplice quanto incredibile: tagli, tagli, tagli. Uomini e donne in divisa costretti a turni e servizi che a momenti non riescono più a coprire, e in risposta solo tagli, tagli tagli. Il nostro primo pensiero va a loro - continua - colleghi mandati per la strada in condizioni che tutti hanno potuto vedere, a svolgere servizi cui non si possono certamente opporre o sottrarre, a rischiare la vita per quei quattro soldi che il governo getta loro a fine mese come briciole. Dove ormai l'ordine è "difendere". Dopo il G8 di Genova non si reagisce. Uno spirito buonista che è un insulto a chi in divisa sta lì a fare ordine pubblico. Attendere vuol dire predere sassate, bombe e razzi e quindi feriti e danni. Siamo gli unici a subire gli effetti delle proteste e dell'insofferenza e dell'esasperazione, a volte alterata da delinquenti che cercano solo guai, dei problemi quotidiani di cittadini esausti. Di certo è da rivedere la politica attendista e a volte compiacente nella gestione dell'ordine pubblico. Non si può pretendere che i nostri colleghi si immolino in attesa del morto per legittimare azioni di reazione». Poi c'è la solidarietà. «E il ministro dice che verranno puniti responsabili - è furioso Franco Macacri - Non lo sa il ministro dell'Interno che le condanne le commina la magistratura, quella magistratura che il governo attacca tutti i giorni?».

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