Gli scontri pianificati giorni prima della manifestazione.

Quellodi tre giorni fa è stato un vero e proprio blitz di anarchici, black bloc e studenti che frequentano i centri sociali e che hanno come scopo mettere a ferro e fuoco una città. La risposta degli investigatori è arrivata ieri, con un altro blitz, ma questa volta nelle abitazioni e nelle vetture di chi è stato identificato attraverso fotografie e immagini registrate sia dalle forze dell'ordine, dalle telecamere installate in giro per la Capitale e dagli stessi manifestanti pacifici che hanno cercato di calmare, senza esito, gli animi. E proprio da questo lavoro, l'intelligence è riuscita, tra l'altro, a identificare il ragazzo biondo che lancia un estintore in direzione degli uomini in divisa. Si tratta di un pregiudicato che vive nella provincia di Viterbo e che avrebbe precedenti per atti violenti. Gli investigatori conoscono infatti già il suo nome e cognome, sanno dove abita e tutta la sua vita «criminale». Il prossimo passo sarà quello di rintracciarlo e interrogarlo e a quel punto sarà l'autorità giudiziaria a prendere, semmai, provvedimenti nei suoi confronti. Questa è soltanto una delle persone che sono finite nel mirino degli investigatori, che ieri, tra Digos e carabinieri, sono entrati in azione per effettuare perquisizioni in molte città italiane, da Nord a Sud. Arrivando, per ora, a fermare sei persone a Firenze, e poi rilasciate con una denuncia sulle spalle. Sono quattro studenti di Lettere e Filosofia a Bologna e hanno un'età compresa tra i 20 e il 46 anni: tra loro anche una donna. Sono noti come frequentatori del circolo «Fuori Luogo» e conosciuti nell'ambiente anarchico. Sono stati fermati nell'area di servizio Chianti Est, sull'autostrada A/1 dagli agenti della Polstrada. Durante la perquisizione trovati scontrini di negozi romani e biglietti della metropolitana. Nel camper con il quale viaggiavano gli agenti hanno trovato due maschere antigas, un martello da muratore che sarebbe stato usato per rimuovere i sampietrini da lanciare contro gli agenti, abiti scuri, protezioni anti-infortunistiche e cartine della Capitale dove erano segnate le zone interessate alla manifestazione. Uno dei ragazzi denunciati ha cercato di allontanarsi dal mezzo, ma è stato subito raggiunto e bloccato. Intanto nei confronti dei dodici fermati il giorno degli scontri tra il centro e San Giovanni non è stato chiesto il processo per direttissima dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti per poter proseguire le indagini, che, ha spiegato, «non saranno rapidissime». La procura gli ha comunque contestato la resistenza pluriaggravata con l'aggravante di aver «operato con il volto travisato e in gruppi di più di 5 persone con l'utilizzo di oggetti contundenti e materiali pirotecnici». Questo fa salire la pena, in caso di condanna, fino a 15 anni di galera. Intanto la magistratura ha chiesto la convalida dei fermi e l'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere contro i dodici presunti responsabili degli scontri. Decisione che sarà presa dal giudice per le indagini preliminari Elvira Tamburelli. Ma l'attività investigativa non si ferma qui. È stato aperto infatti un altro filone d'inchiesta, nella quale saranno ipotizzati i reati di incendio, devastazione e lesioni. Su questo fronte è stata chiesta dai pm una «mappatura» dei luoghi in cui sono avvenuti gli scontri per evitare di «pescare» nel mucchio invece di individuare i reali responsabili delle violenze. Per capire chi le ha commesse, sono state effettuate dagli investigatori perquisizioni anche in alcuni edifici della Capitale, circa una cinquantina, soprattutto nei quartieri del Tufello e del Tuscolano. La Digos di Ancona, inoltre, ha sequestrato caschi, mazze, 15 fumogeni, foulard che potrebbero essere stati usati durante gli scontri sabato scorso nelle abitazioni di sette esponenti dell'area antagonista che risiedono nel capoluogo, a Senigallia e Agugliano. Fra loro anche un ex militante dei Carc, Comitato di appoggio alla resistenza per il comunismo. Tra il materiale recuperato, anche un bossolo dei lacrimogeni sparati dalle forze dell'ordine per disperdere i gruppi violenti. Le persone perquisite hanno un'età compresa tra i 22 e i 43 anni: tra loro anche due donne. Altri arresti? «I fatti ci sono, dobbiamo solo dare un volto ai responsabili e al momento non è stata prospettata la contestazione del terrorismo - ha detto il procuratore aggiunto Saviotti - questi primi arresti nascono da contestazioni secche, per fatti specifici, poi vedremo se e per chi ipotizzare reati più gravi». Infine, Roma Capitale ha formalizzato la richiesta di parte civile nei procedimenti penali.