Blog e youtube strumenti di propaganda
Una macchina che non si ferma mai. Blog, forum, social network e piattaforme di video e messaggeria istantanea. E ancora l'interazione con i media tradizionali: radio, riviste e fanzine. A dare voce ai cinquecento incappucciati che hanno messo a ferro e fuoco per oltre cinque ore le strade della Capitale sono una pluralità di strumenti. Schegge impazzite e spesso incontrollabili di web che amplificano informazioni e permettono a gruppi e individui distanti tra loro centinaia, migliaia di chilometri, di organizzare una guerriglia in grado di mettere in ginocchio per un pomeriggio una città come Roma. I siti internet e i forum tradizionali dell'insurrezione italiana e europea dettano l'agenda che poi viene replicata e alimentata nei mille rivoli del microblogging. Solo nelle comunità virtuali più note come la piattaforma indymedia.org la discussione è partita da giorni. «L'occasione è unica, a Roma si troveranno centinaia di migliaia di persone anche se tutti i media di Stato censurano e non dicono nulla di ciò - si legge in un articolo - Sicuramente le forze di polizia ci attaccheranno. Dobbiamo tutti, rivoluzionari di ogni tendenza, comunisti, libertari e tutti coloro che saranno lì per rabbia e coscienza del baratro nel quale ci vogliono gettare, combattere!» Un post controverso che ha spinto il sito della rivoluzione all'italiana a "nascondere" l'articolo in una sottosezione. Ma il messaggio è lanciato e la macchina dell'informazione antagonista farà il resto. Il dibattito si sposta nei forum ospitati da server stranieri e sulle piattaforme di messaggeria istantanea come Skype e Messenger. «Non come a Genova nel 2001, non come il 14 Dicembre 2010. Non dobbiamo fermarci:prendere e tenere la piazza!», si legge ancora tra i commenti agli articoli sulla manifestazione. Messaggi che citano i disordini del G8 e di Genova evocano anche i morti: «Se ci accoppano dei compagni non paralizziamoci, non diamo in isterismi ma rispondiamo colpo su colpo. COMBATTERE!» Con l'avvento dei social network manifestazioni come quelle di oggi vedono l'uso di Twitter e Facebook come una sorta di autoipnosi virtuale. Gli scontri sono ancora in corso quando su Twitter parte una pioggia di "tweet" di dietrologia spicciola: «Uomini del Sisde e ultrà fidati pronti a tutto. I black bloc sono i Nocs della polizia». «I black bloc sono fascisti infiltrati secondo il metodo Cossiga, servono a manipolare l'opinione pubblica». «Se sono in grado di comprarsi un intero Parlamento, possono comprarsi anche un paio di centinaia di stronzi per bruciare qualche macchina». Black bloc, No Tav, centri sociali: i protagonisti di questa guerriglia della persuasione diventano brand da appiccicare a tutte le iniziative dei movimenti. Anche sul sito di condivisione video YouTube la cronaca minuto per minuto degli scontri. Numerosi i video girati in strada e pubblicati in pochi istanti sul web. «Guardie sparano lacrimogeni sulla folla», «Anche la polizia usa lancia i sampietrini»: sono solo alcuni dei filmati postati. Frammenti di immagini e suoni, spezzoni di telegiornali e montaggi improbabii con le cariche della polizia in Val di Susa trasformano internet e quella che dovrebbe essere l'informazione più libera, veloce e obiettiva, in un blog ideologico e surreale dove non si distingue più chi è la vittima e chi il carnefice. E chi è " indignato" e chi sempicemente un criminale.