Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Il legale: «Senza associazione per delinquere liberi in poco tempo»

default_image

  • a
  • a
  • a

Perora, infatti, le accuse ai 12 fermati sono resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale e lesioni gravi. Per il primo reato il codice prevede dai sei mesi ai cinque anni di reclusione, per il secondo, invece, se commesso nei confronti di un uomo in divisa, la pena parte dai quattro anni fino ai dieci anni. Ma qual è il problema? Dimostrare che proprio le persone che sono finite in manette hanno commesso questi due reati. Una certezza che può arrivare solo dai filmati e dalle testimonianze delle forze dell'ordine, che saranno ascoltate durante il processo per direttissima che si svolgerà stamattina. Ma la questione è anche un'altra. «Bisognerebbe contestare anche l'associazione per delinquire di natura eversiva - spiega l'avvocato Maurizio Scuderi, componente della Commissione deontologica dell'Ordine degli avvocati - i fatti che sono accaduti nel cuore di Roma non possono essere considerati come singoli episodi, commessi da persone che agivano in maniera autonoma, ma andrebbero analizzati in modo più ampio. La difficoltà degli inquirenti è quella di poter stabilire che a commettere gli episodi più gravi siano state le persone fermate. E non credo che questo sia semplice. Anzi. Un giudice, se non ha prove certe, domani (oggi ndr.) le deve rimettere in libertà, non può emettere un'ordinanza di custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari». In queste ore, comunque, la procura sta valutando se contestare o meno anche i reati di devastazione e danneggiamento, accuse ben più gravi: solo il primo reato prevede dagli otto ai 15 anni di carcere. «Gli inquirenti devono anche verificare se ci sia stato o meno qualcuno che ha ricoperto il ruolo di basista - continua il penalista - chi ha distrutto la Capitale ha attaccato le forze dell'ordine dove erano più vulnerabili. È difficile poter pensare che sia solo un caso. Sembrava che conoscessero nel dettaglio gli spostamenti delle divise e quindi sapevano quando e dove entrare in azione». Ma cosa rischiano gli indagati? «Se sono incensurati saranno immediatamente liberati se in udienza non verrano contestati altri reati - prosegue l'avvocato Scuderi - altrimenti il giudice può disporre la misura degli arresti domiciliari fino alla prossima udienza, occasione in cui verranno depositati i risultati definitivi degli investigatori». L'accusa che potrebbero ipotizzare gli inquirenti, anche quella di offese a una confessione religiosa mediante vilipendio o danneggiamento di cose per aver distrutto la statua della Madonna e il crocifisso della parrocchia di San Marcellino. Reato che prevede la pena fino a tre anni di galera. «Le accuse contestate fino ad ora - spiega l'avvocato Maurizio Scuderi - possono essere definite "satellite". Se fossero "legate" dall'associazione per delinquere queste persone, se dovessero essere ritenute dal giudice responsabili di aver messo a ferro e fuoco la città, trascorrerebbero diverso tempo dietro le sbarre». Un'altra domanda che si pone il penalista è come sia possibile che siano state fermate soltanto dodici persone durante il caos scoppiato nel cuore della città. «Di danni ne hanno fatti molti - conclude l'avvocato – e in molti hanno distrutto vetrine, auto e negozi. E in caserma o commissariato sono finiti solo una dozzina di presunti responsabili degli scontri nella città eterna?».

Dai blog