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Senza Silvio niente pensione Mezzo Parlamento lo salverà

'opposizione diserta Montecitorio durante il discorso di Silvio Berlusconi (foto Pizzi)

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C'è una parolina che corre veloce in questi giorni di crisi tra centinaia di deputati. Una parolina che è anche la migliore garanzia per Berlusconi della tenuta del suo governo, l'elisir di lunga vita almeno fino al 2013. È il vitalizio, la pensione che i parlamentari – deputati e senatori – maturano dopo cinque anni di legislatura. Chi è stato eletto per la prima volta deve arrivare al 3 aprile del 2013. Altrimenti niente, l'ebbrezza di un'esperienza politica a Montecitorio o palazzo Madama non lascerà segno nella loro vecchiaia. Alla Camera sono in tutto 247, un po' di meno al Senato, 103. La fotografia l'ha fatta il sito specializzato Openpolis.it che ha messo in rete numeri, elenchi e percentuali dei parlamentari in attesa della loro prima pensione. Diciamo subito che l'assegno che i nuovi deputati riceveranno quando compiranno 65 anni non è esagerato visto che con la nuova legge entrata in vigore proprio nel 2008 è pari al 20 per cento dell'indennità parlamentare. Spicciolo più spicciolo meno, intorno ai mille euro al mese. Soldi però che potranno andare a sommarsi ad altre pensioni maturate negli anni. «È vero – ammette Beatrice Lorenzin, deputata Pdl alla sua prima esperienza in Parlamento – è un fenomeno che esiste e che incide sul voto. Però le nostre pensioni non saranno certo quelle che andranno a prendere i colleghi più anziani, vitalizi da 3000 euro al mese magari per aver fatto pochi giorni in aula. E sono proprio loro i più accaniti nel voler togliere anche questa forma di vitalizio. Una carognata, tanto loro lo hanno già maturato. Oltretutto per una come me che è stata sempre precaria al momento è l'unica forma di pensione che potrei riuscire a costruirmi». La somma, dunque, diventa un bell'incentivo a far durare questo governo fino alla sua scadenza naturale. Anche perché molti sanno che per loro il giro nella politica di primo piano è finito e che alle prossime elezioni non saranno ricandidati. E se a questo si aggiunge che durare fino al 2013 significa continuare a incassare circa 15 mila euro al mese per un altro anno e mezzo, l'assicurazione sulla vita – politica – di Berlusconi è fatta. A leggere la lista dei partiti e dei deputati con in mente la parola chiave «vitalizio» ci si può fare anche un'idea di molti comportamenti. Si scopre ad esempio che alla Camera la formazione che vanta il maggior numero di deputati che hanno bisogno di arrivare al 2013 è il Carroccio. Su 59 leghisti ben 36 sono al loro primo mandato, una percentuale del 61 per cento. Il partito di Bossi è l'unico che potrebbe realisticamente far cadere Berlusconi ma è anche l'alleato più fedele, quello che continua a ripetere che questo governo deve arrivare a fine mandato. Nel Pdl la percentuale scende al 35% (78 su 218), sale fino al 40% nel Partito Democratico (84 su 206), sale ancora nell'Italia dei Valori fino al 54% (12 su 22), ridiscende leggermente per Popolo e Territorio, gli ex Responsabili: 48%, 14 deputati su 29. Si attesta infine su cifre più basse nelle altre formazioni: il 17% nell'Udc (6 su 35), il 29% dentro Futuro e Libertà (8 su 27), il 26% nel gruppo Misto (9 su 34). Interessante anche leggere i nomi di coloro che aspettano il 2013 per conquistare il tanto agognato vitalizio. Massimo Calearo, ad esempio, imprenditore vicentino che Walter Veltroni aveva candidato come capolista del Pd in Veneto, è passato l'anno scorso prima all'Api di Francesco Rutelli, poi nel Misto e infine armi e bagagli al gruppo dei Responsabili. Motivi politici, sicuramente. Ma intanto il 14 dicembre scorso, quando l'opposizione presentò la mozione di sfiducia al governo, votò contro. Salvando l'esecutivo. Altro caso è quello di Domenico Scilipoti, vulcanico parlamentare siciliano eletto nell'Italia dei Valori e poi passato nel Misto proprio alla vigilia di quel voto del 14 dicembre. Che lo vide tra i salvatori di Berlusconi. Un altro in attesa di maturare la pensione è l'attore Luca Barbareschi. Eletto nel Pdl venne «fulminato» dall'astro nascente di Futuro e Libertà guidato da Gianfranco Fini ma dopo qualche mese decise di approdare nel gruppo Misto. Altra deputata al lavoro per maturare il suo vitalizio in questo governo è Catia Polidori, pure lei protagonista di un paio di piroette. Dal Pdl approdò a Fli ma il 14 dicembre, parlando in aula, spiegò che lei a sfiduciare Berlusconi proprio non ce la faceva. E dopo il voto trovò un «porto» sicuro tra i Responsabili. Nel gruppone dei pensionati a rischio del Pdl c'è, ad esempio, Ignazio Abrignani, scajoliano assai critico, in questi giorni, con il premier. Ma oggi, per disciplina della corrente a cui fa riferimento, voterà la fiducia. Cioè si darà da fare per arrivare al 2013. Al Senato, dove comunque la maggioranza rischia poco, i senatori che devono ancora maturare la pensione sono 103. E stavolta la Lega scivola al secondo Posto (48%), dopo l'Idv (58%).

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