Palazzo Chigi: nessun taglio aibuoni pasto degli statali
Lanorma inserita nel disegno di legge stabilità che lasciava il diritto al ticket restaurant solo agli impiegati in servizio per almeno otto ore è saltata. Scritta nel testo entrato in consiglio dei ministri venerdì mattina sarebbe scomparsa nella stesura finale. Il condizionale è d'obbligo visto che la nota di Palazzo Chigi con la smentita è arrivata solo nella mattinata di ieri. E cioè quando la notizia aveva occupato i principali titoli delle prima pagine dei giornali e l'ondata di proteste aveva cominciato ad alzarsi nonostante la giornata festiva. Le poche righe del comunicato del Governo sono state sufficienti a disinnescare una nuova mina: «La norma relativa ad una presunta riduzione dei buoni pasto per i dipendenti pubblici non figura nella versione definitiva della legge di Stabilità approvata ieri (venerdì ndr) dal Consiglio dei Ministri. Ogni polemica sull'argomento, pertanto, è fuori luogo e strumentale». Anche perché, come ha spiegato successivamente il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, attraverso il suo portavoce, ci sono «profili di incostituzionalità e problemi applicativi» per le norme su «buoni pasto ed equo indennizzo». A rassicurare milioni statali che rischiavano di perdere a spanne anche 150 euro al mese sotto forma di ticket è sceso in campo anche Silvio Berlusconi: «Questa notizia non ha fondamento: se ne è parlato durante il Consiglio dei ministri, ma abbiamo deciso di non farne nulla». Una scelta quella del dietrofront motivata anche dal fatto che gli statali e, in generale gli impiegati pubblici, sono quelli che nel corso delle ultime manovre hanno già pagato dazio all'austerity imposta dalla crisi dei debiti sovrani in Eurpa. Nell'ultima legge per riportare i conti pubblici italiani in equilibrio hanno dovuto rinunciare agli aumenti salariali per i prossimi due anni. Forse per non si poteva chiedere loro di più. Se nella versione definitiva del provvedimento sono spariti i tagli ai buoni pasto, non sono però «ricomparse» le risorse che dovevano essere inserite per l'edilizia sanitaria, nonostante il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, si fosse battuto in Cdm in questo senso. L'ultima chance resta il decreto sviluppo. Intanto però aziende ospedaliere e sindacati medici puntano il dito contro una misura che mette a rischio «la sicurezza» degli operatori e dei pazienti, proprio mentre si sta parlando «di misure per la crescita».