Gli indignati devastano la Capitale
Che per Roma sarebbe stata una giornata da dimenticare si è capito subito quando macchie nere di black bloc sono spuntate tra i manifestanti poco dopo la partenza del corteo. Volti travisati da caschi, occhiali e bandane. Abiti rigorosamente scuri. Quando la questura ha fatto muovere il serpentone lungo via Cavour, la sfilata degli studenti - partita in tarda mattinata dalla Sapienza con in testa il carro del teatro Valle - non era ancora arrivata in piazza della Repubblica. Nel pomeriggio inoltrato, mentre la testa del dragone raggiungeva piazza San Giovanni - i ragazzi in capo al corteo indossavano maschere raffiguranti draghi, simbolo della protesta -, la coda stava ancora attraversando il rione Monti in direzione dei Fori. Eppure, il dragone, quando ha imboccato via Cavour, non faceva ancora paura, nonostante alcuni scalmanati fossero montati sulla pensilina dell'hotel Atlantico per bruciare ilTricolore. Poi, quando la testa ha raggiunto largo Corrado Ricci, dal ventre sono spuntati i cattivi. I mini raid dei black bloc sono iniziati alle 2 e mezzo. Verso destra, veloci, colpendo il rione Monti e rientrando subito tra le fila: prima via Urbana, poi via Lanza, e ancora via dei Serpenti, via degli Annibaldi, aggirando gli sbarramenti laterali delle forze dell'ordine. Il palo di un segnale stradale viene divelto per infilzare la vetrina di un supermercato. Tutti dentro, la merenda gratis è servita. Tocca poi a uno sportello bancomat. Scassinato. E ancora alle vetrina dell'uffico postale che va in frantumi. In largo Ricci, intanto, una bomba incendiaria avvolge di fiamme una Mercedes parcheggiata. Uno, due, tre esplosioni. I frammenti di vetro colpiscono la folla e gli indignati si indignano davvero contro i violenti. Nei vicoli di Monti è guardie e ladri. Con l'aiuto delle immagini aeree dell'elicottero, gli agenti cercano 100 black bloc autori dei raid nel rione. Alle 15 e 15 i pompieri avanzano a passo d'uomo in via Cavour per spegnere l'incendio ma sono centrati da una pioggia di bottiglie. La situazione sta sfuggendo di mano. Gli indignati perdono la pazienza e attaccano i cattivi in maglia e caschi neri. Uno dei buoni è ferito al volto. Alle 15 e 30 il fronte del serpentone ha raggiunto il Colosseo. La polizia tiene d'occhio i balordi che seguono lo striscione «No Tav». La centrale richiama le truppe da piazza di Porta Capena: «Confluire sull'Anfiteatro». L'idea è intercettare perpendicolarmente il gruppo di cattivi e spingerli fuori dal dragone. Ma c'è un imprevisto. I Cobas reagiscono alla presenza silenziosa degli incappucciati che non parlano con nessuno e non rispondono ai giornalisti. È rissa. E la rissa si trasforma in caos. In via Labicana viene preso d'assalto uno stabile già sede di uffici del ministero della Difesa. Bombe carta, molotov contro l'ingresso. Poi l'irruzione. Sono ancora le 4. Un'ora più tardi parte del tetto cederà a causa del fuoco. Per fortuna i pompieri avevano provveduto ad evacuarlo. A Monti, intanto, si combatte vicolo per vicolo. In piazza di Santa Maria dei Monti distruggono la Madonnina. Chi può si barrica nei negozi. Le forze dell'ordine fanno rifugiare la gente in chiesa. C'è don Francesco ad accoglierli. Il coprifuoco durerà un'ora, giusto il tempo di lasciare che il corteo raggiunga la Basilica di San Giovanni. Ma la giornata è appena iniziata. Le prime vere cariche si vedono in viale Manzoni. I black bloc - ancora gruppi sparsi ma più numerosi di prima - alle 16 e 30 sono concentrati sulle vetrine di via Labicana e via Merulana. L'appuntamento è piazza San Giovanni. Alle 16 e 35, mentre alla stazione Termini continuano ad arrivare giovani, 250 cattivi vengono avvistati a Santa Croce in Gerusalemme. Alla fine, i black bloc, saranno più di 500. La battaglia di San Giovanni ha inizio. Sono le 16 e 45 minuti. Polizia e carabinieri sono in sofferenza. La questura chiama rinforzi, tutti a raccolta. L'unica arma sono gli idranti, ma non fermano gli assalti su 3 fronti. Le cariche dei violenti si susseguono ogni 5 minuti. Sono armati di sampietrini, bulloni, bombe carta, fumogeni, spranghe e bastoni. Alcuni salgono sulla Scala Santa, il punto migliore per lanciare contro i celerini. Il campo di battaglia si allarga. A piazzale Appio un gruppo spinge per irrompere in piazza. Da via Taranto a via Monza auto e cassonetti sono in fiamme. Ma qualcosa non quadra. Le forze dell'ordine non caricano quando dovrebbero. Subiscono quando potrebbero contrattaccare. Sul prato e il selciato antistante la Basilica iniziano a cadere i primi feriti. Alle 17 un'autoambulanza deve farsi largo tra i teppisti. In via Emanuele Filiberto un poliziotto è a terra con una gamba spezzata, mentre in piazza giace il corpo immobile di un manifestante. Dalla testa, spaccata, esce sangue. Contro i cattivi l'unico rimedio, per il momento, restano gli idranti. I rinforzi chiesti dagli agenti sul campo faticano ad arrivare. La coda del corteo che sta salendo da viale Manzoni è deviata verso piazza Vittorio. In via Filiberto è guerriglia, e non si passa. Gli scontri si susseguono. I carabinieri sono costretti a respingere un assalto fin sopra il sagrato della Basilica. La gente, indignata ma perbene, vuole fuggire. Alzano le braccia, in gesto di resa: «Fateci passare per favore. Fateci andar via da questo inferno». Alcuni sono in lacrime. Il vicariato interviene e gioca il jolly aprendo le porte della Basilica, mentre sotto la Scala Santa si combatte corpo a corpo. Un agente colpito da infarto viene soccorso da un'altra autoambulanza. Quando la furia sembra placarsi per un istante, una camionetta dei militari s'infila tra i manifestanti. Pessima idea. Un ragazzo viene investito. Si scatena la furia black bloc. I due militari fanno appena in tempo a scendere dal blindato che il mezzo si trasforma in una palla di fuoco. Alle 18 e 30 la battaglia non è finita. Le forze dell'ordine riescono a disperdere i violenti solo dopo il tramonto, ma a piazza Vittorio, via Merulana e via Tasso, tra un cassonetto, una barricata e un'auto in fiamme, va ancora in scena la guerriglia. Bisogna aspettare le nove per una prima conta dei feriti e dei fermati: 70 in ospedale, una dozzina in manette. Piazza San Giovanni è irriconoscibile, «Roma - dice Alemanno - è stata violentata». Un ragazzo, indignato, si avvicina allo scheletro ancora fumante della camionetta e lascia un fiore sul cofano.