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Fanno i conti senza l'oste

Silvio Berlusconi a Montecitorio circondato da deputati della maggioranza

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Andreotti soleva dire «di fiducia si muore». La massima del divo Giulio applicata a Berlusconi si trasforma in un beffardo «la fiducia allunga la vita». Il Cavaliere ha sette vite come i gatti, non mi stanco mai di ripeterlo: tu lo dai per morto e quello resuscita e ti graffia. Ancora una volta il centrosinistra non ha capito l'essenza del berlusconismo. Il voto dell'Aula forse non è il Gerovital ma non ci sono dubbi che sia un altro mattone sulla testa di chi non comprende che in Parlamento con Silvio bisogna sempre fare i conti. Pallottoliere alla mano, il risultato è questo: 316 a 301, fiducia riconquistata e maggioranza rinsaldata, opposizione con un grave problema di coordinamento (vedi alla voce Radicali, «stronzi» secondo la Bindi) e credibilità della sua strategia. La tattica d'aula del Partito Democratico e del cosiddetto Terzo Polo è stata fallimentare e produce un grave danno all'immagine complessiva dell'istituzione. I lettori de Il Tempo sanno bene quanto rimproveri a Berlusconi l'assenza di bon ton istituzionale, il suo ruspantismo, la sua scarsa cultura politica, ma lo spettacolo dell'Aula vuota il giorno delle dichiarazioni del premier e il basso escamotage regolamentare per impedire il raggiungimento del numero legale ieri superano l'immaginazione. Che senso ha per gli eredi della tradizione comunista e quelli della storia democristiana scadere a un simile livello e farsi dare lezioni dal partito di Pannella? Chi ama la politica, e io sono tra questi, non apprezza questo modo d'interpretare la vita di gruppo e di partito. Su questo non ho mai fatto sconti a Berlusconi, figuriamoci ai suoi avversari. In realtà si sono trasformati nei suoi migliori alleati: volendone accorciare la vita a tutti i costi con tutti i mezzi, finiscono per rendergliela non solo più facile ma più lunga. L'esito vero del voto di ieri è che ora la carta delle elezioni anticipate è quasi tutta nelle mani di Berlusconi. Sarà lui insieme a Bossi a decidere se giocarla o meno. Puntare sul 2012? O durare e provare a sfangarla fino al 2013? Le opzioni possibili sono solo queste due. Un governo di transizione è più lontano, anche se il Cavaliere non deve illudersi perché i suoi veri nemici sono tra gli alleati e in politica quelli che amano vestire i panni di Bruto abbondano.  

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