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Berlusconi incassa la fiducia Tensione tra Pd e radicali

Rosi Bindi e Pierluigi Bersani alla Camera dei deputati

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L'aula di Montecitorio dà il via libera alla fiducia chiesta chiesta dal governo nonostante l'Aventino dell'opposizione. Dopo l'esito del voto Rosy Bindi risponde a Silvio Berlusconi, secondo il quale con l'odierno voto di fiducia l'opposizione ha fatto una "figuraccia" perché "ha sbagliato i calcoli". "Una pessima figura la fa lui - ha detto la presidente del Pd intrattenendosi con i giornalisti in Transatlantico - che aveva questi numeri il 14 dicembre e ha dimostrato di non essere in grado di governare. Noi abbiamo provato quello che dovevamo provare. Ma la maggioranza è allo sbando e l'opposizione è unita". "Il Presidente Napolitano - ha sottolineato Bindi - non ha chiesto a Berlusconi solo un voto di fiducia ma anche la capacità di governare per il bene del paese". "Questo governo morirà di fiducia - afferma in una nota il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani - Oggi ha avuto un voto al ribasso. L'opposizione ha dimostrato di non accettare giochi di sopravvivenza sulla pelle del paese. Da domani il problema politico risulterà ancora più evidente. Noi continueremo la nostra battaglia, come abbiamo fatto in modo incisivo in questi giorni, sia con la manifestazione nazionale a Roma del 5 novembre, sia con la costruzione di un'alternativa che in questi giorni si è evidentemente rafforzata". "Ogni volta che si vota la maggioranza perde pezzi. Oggi hanno perso tre voti rispetto all'ultima fiducia e l'opposizione ha il dovere di provarci ogni volta", ha detto invece Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, ai giornalisti alla Camera. RADICALI ALLA PRIMA CHIAMA La seconda chiama del voto di oggi è stata anche caratterizzata da un po' di tensione: alcuni deputati del Pd tra cui Giovanna Melandri, Rosa Villecco Calipari e Rolando Nannicini hanno alzato la voce contro i deputati Radicali Maria Antonietta Coscioni, Maurizio Turco e Michele Beltrandi, "rei" di aver partecipato alla prima chiama del voto. Tutta l'opposizione aveva deciso di disertare il primo appello nominale nel tentativo di far mancare il numero legale ma cinque deputati Radicali (e Zeller e Brugger, esponenti delle minoranze linguistiche) si sono comportati diversamente. "Mi pare evidente che dopo le vicende di questi giorni i radicali sono fuori dal nostro gruppo", ha detto Rosy Bindi secondo la quale "a prescindere dai radicali che, se avessero voluto mandare un segnale al gruppo avrebbero dovuto votare per ultimi, e non per primi, dal voto è emerso un'agonia del Governo che si tradurrà in un'agonia del paese. La fiducia di oggi serve solo ad arrivare al prossimo voto di fiducia". I deputati Radicali eletti nel Pd non sono stati determinanti nel raggiungimento del numero legale, spiega Franceschini interpellato sulla questione. Al termine della prima chiama avevano infatti votato 322 deputati, il numero legale richiesto era di 315, quota che la maggioranza aveva raggiunto da sola a prescindere dai cinque voti radicali e dai due delle minoranze linguistiche.   DI PIETRO: CERCANO VISIBILITÀ "Il governo non c'è più: non ha una maggioranza politica, ma solo numerica ed è dovuta al fatto che i radicali hanno cercato la loro visibilità", è il commento del leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. "I Radicali - aggiunge - dimenticano che ci sono momenti topici in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Li rispetto - conclude - ma non condivido il loro comportamento".  

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