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Berlusconi incassa la fiducia Alla Camera 316 voti favorevoli

Camera, Silvio Berlusconi durante le dichiarazioni di voto di fiducia

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La Camera dei deputati conferma la fiducia al governo Berlusconi con 316 sì e 301 no. La giornata fondamentale per il governo era iniziata alle 11 con le dichiarazioni di voto sulla fiducia. La prima chiama del voto di fiducia si è conclusa con 322 votanti. Lo ha comunicato il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi che ha fatto sapere che i sì sarebbero 315, i voti contrari - di Radicali e Svp - quindi sarebbero 6. L'opposizione- assente -  non ha risposto all'appello nominale così come i responsabili Luciano Sardelli e Maria Elena Stasi, i pidiellini Giorgio Stracquadanio, Santo Versace e Stasi. Claudio Scajola invece ha votato sì, come Filippo Ascerto. Il deputato Pdl, dato per incerto perché operato alla gamba, si è presentato in aula a Montecitorio e ha votato alla prima chiama. Il suo voto è stato salutato da un applauso dei deputati di centrodestra presenti in aula. La proclamazione del risultato è prevista intorno alle 14. Tempi brevi per le dichiarazioni di voto, circa 40 minuti, data l'assenza dell'opposizione. Pd, Idv e Terzo Polo, assenti anche ieri, diserteranno i seggi fino al momento del voto. Hanno parlato quindi solo Francesco Nucara, Pri, Silvano Moffa per i Responsabili, Marco Reguzzoni - Lega - e Fabrizio Cicchitto, Pdl.    LE STRATEGIE DELL'OPPOSIZIONE Raggiunto il numero legale, e quindi di fatto fallito il tentativo di far annullare la votazione, i deputati di opposizione hanno deciso di entrare per partecipare al voto di fiducia. A far decidere di entrare le opposizioni è stato il voto dei radicali, che all'ultimo momento sono entrati e hanno partecipato alla chiama, facendo quindi scattare il fatidico numero di 315. Tra le opposizioni si è immediatamente diffuso un fortissimo malumore nei confronti dei radicali. "I numeri sono numeri, avevamo già la maggioranza" ha detto Maurizio Lupi (Pdl), uscendo dall'Aula. "No, gli str... sono str..." ha replicato Rosy Bindi all'indirizzo dei radicali. Subito dopo i parlamentari di Pd, Idv e Udc hanno cominciato ad affluire in Aula.    "L'importante è che vinciamo sulla sinistra che ha inscenato questa farsa delle assenze", he detto il premier Silvio Berlusconi ai giornalisti che gli chiedono cosa accadrà se la maggioranza non dovesse raggiungere oggi quota 316. "Penso di sì, ne sono intimamente convinto" che il governo stasera ci sarà, ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, parlando in Transatlantico con i giornalisti. Berlusconi, è convinto che per rispondere alle richieste di "credibilità" del governo avanzate dal Quirinale non sia necessario avere 316 deputati. "No, no. L'importante - ha detto ai giornalisti - è prevalere sulla sinistra". "Sono intimamente sicuro che anche questo agguato non avrà esito per loro", avrebbe detto  il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi mentre è ancora in corso la votazione sulla fiducia. "Si sono esposti a una brutta figura con gli italiani. Spero che gli italiani tengano conto di questo comportamento negativo".   ASSENTI E SORPRESE Aula semivuota: sono 50 i deputati in missione, gli altri non sono ancora presenti nell'Emiciclo. Ai banchi del governo siedono soltanto il premier Silvio Berlusconi, il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, e i sottosegretari Laura Ravetto, Bruno Cesario e Francesca Martini. Vuoti i banchi dell'opposizione e pochi presenti tra quelli del Pdl e della Lega. Ci sono i rispettivi capigruppo Fabrizio Cicchitto e Marco Reguzzoni che prenderanno la parola per dichiarazioni di voto. Nel Pdl in tanti temono le assenze annunciate e non che potrebbero essere decisive per l'esito finale. In Transatlantico tra i capannelli non si parla d'altro. Preoccupano soprattutto le perplessità di alcuni scajoliani. Fabio Gava ha ribadito che non voterà la fiducia, ma i suoi colleghi assicurano che alla fine verrà in Aula e non parteciperà alla votazione, come già annunciato da Giustina Destro. Tra i più delusi nelle file di Scajola c'è Roberto Antonione: è convinto che Gava e Destro non parteciperanno alle votazioni. Lui, invece, voterà a favore, dopo aver sentiro ieri al telefono il premier Silvio Berlusconi. Al Cavaliere l'ex coordinatore nazionale di Fi ha promesso pieno sostegno, ma nello stesso tempo ha chiesto un repentino cambio di passo, perchè così non si può andare avanti.  Pippo Gianni, deputato di Pt, conferma il clima di incertezza: "Potrebbero esserci sorprese".   SCAJOLA: CAMBIAMENTO O SI VA A SBATTERE "Mi dispiace, ma sono portatori di istanze di grande cambiamento". Così l'ex ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola commenta in transatlantico la notizia che Giustina Destro e Fabio Gava, due deputati Pdl indicati come "scajoliani", non voteranno oggi la fiducia al governo. Parlando con i giornalisti, Scajola si è detto sicuro che oggi "ci sarà la fiducia", ma ammonisce: "O si darà luogo a un grande cambiamento o si andrà a sbattere".   LE DICHIARAZIONI DI VOTO "I Repubblicani non sono soddisfatti della politica del governo, ma non vedono alternative", per questo voteranno la fiducia, ha affermato Francesco Nucara nel suo intervento. Il repubblicano, lamentando la mancata indicazione di "Saccomanni a governatore della Banca d'Italia", che sarebbe stato invece "molto opportuno" fare. Il segretario del Pri ha poi rivolto una serie di richieste al premier: "emargini gli incapaci" dal governo, che non farebbero gli "apriporte nelle sue aziende; apra politicamente alle forze di opposizione più responsabili; dia un forte segnale politico verso il Mezzogiorno".   "Qui non c'è nessun baratto del voto; se c'è, sta da qualche altra parte. Da parte nostra c'è solo senso di responsabilità e la indicazioni di posizioni politiche comuni a fronte dell'inconcludenza dell'opposizione", ha detto Silvano Moffa, capogruppo di Pt. "Ritieniamo che l'assenza dell'opposizione dall'Aula leda la dignità delle Istituzioni. Non è vero che questo governo non ha fatto nulla, ha fatto il possibile". Moffa punta il dito contro l'opposizione, "anche oggi assente in aula". Un atteggiamento "che lede la dignità del Parlamento", rimarca il capogruppo di Pt. Moffa ricorda una dichiarazione di Dario Franceschini pubblicata sul suo sito che esclude l'Aventino come metodo di lotta parlamentare: "Onorevole Franceschini, tolga quella dichiarazione dal suo sito, almente per coerenza", dice Moffa. Poi Moffa difende il governo e mette in risalto la "responsabilità" di mantenere la stabilità in un momento di crisi. E invece, tuona, c'è chi "orchestra congiure di palazzo". "Da questa parte -assicura- c'è coesione, dall'altra parte c'è il frastagliamento". In questa fase difficile, sottolinea ancora Moffa, il governo ha fatto tutto il possibile. Il capogruppo di Pt ricorda: "Non siamo i venduti al servizio del principe". Moffa, rivolgendosi a Silvio Berlusconi, nel frattempo entrato in aula, invita il governo «a guardare in alto e portare il paese fuori dalla crisi» e rinnova la fiducia. La Lega dirà sì alla fiducia al governo ma chiede al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi un forte impegno a portare a termine le riforme istituzionali, a partire dal disegno di legge Calderoli-Bossi. Lo ha affermato il capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, nella sua dichiarzaione di voto in cui chiede tempi certi per le riforme e per le misure a sostegno dell'economia da inserire nel dl sviluppo. Prima però un attacco all'opposizione, che con l'assenza oggi in Aula crea "un vulnus". Le richieste: che sia "approvata in tempi rapidi, con un calendario certo, la riforma istituzionale di Bossi e Calderoli"; poi "un'incisiva azione nel campo dell'economia", azione che sia "urgente, coraggiosa e incisiva". Azione da svolgere con il Dl sviluppo, che deve prevedere norme di "impulso all'occupazione femminile", soprattutto per donne con figli a carico; di sostegno "ai giovani precari con contratti atipici". Serve poi una riforma tributaria,I "indispensabile soprattutto dopo le misure dell'ultima manovra, che rischierebbero di gettare nel panico migliaia di lavoratori". Queste, ha concluso Reguzzoni, "le nostre richieste, non il vuoto e il silenzio opposizione, silenzio che denota la mancanza di proposte e alternative. Siamo qui per portare a termine le riforme e il cambiamento che sono alla base dell'allenaza tra Bossi e Berlusconi. Le chiediamo impegni concreti - ha detto rivolto al premier - in termini temporali perché non siamo in condizione di disattendere milioni di cittadini che si aspettano da noi gesti coraggiosi".   "Senza la fiducia l'unica strada sono le elezioni. Non esiste un governo di transizione, fondato su un'intesa tra il Pdl, il Pd e le altre forze politiche, perchè ci sono differenze profonde sia dal punto di vista politico sia programmatico", ha detto Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. "Crediamo inoltre - prosegue - che il presidente della Repubblica non potrebbe coprire un governo che non rispetti il risultato elettorale". Poi l'attacco frontale a Gianfranco Fini: "Se lei non è nelle condizioni di fare il presidente della Camera restando al di sopra delle parti, si dimetta perché fare due cose è impossibile anche per una persona capace come lei e costituisce un grave precedente".  

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