Papa: i pm vogliono che accusi Silvio

AlfonsoPapa, parlamentare del Pdl in cella da luglio per l'inchiesta P4, sostiene di essere sottoposto a «pressioni e minacce» dai pm. «Estorsori» li chiama: il loro obiettivo, scrive, è «farmi parlare di Berlusconi e Lavitola, vorrebbero farmi barattare la libertà con compiacenti confessioni di cose false». «Li ho denunciati alla procura di Roma», aggiunge. Lapidaria la risposta del procuratore capo, Giovandomenico Lepore: «Questa lettera, se è vera, non merita commenti». A riaccendere i riflettori sul caso Papa è stata, ieri, la visita in carcere di quattro parlamentari di Popolo e Territorio: il capogruppo Silvano Moffa, Giancarlo Lehner, Arturo Iannaccone e Vincenzo D'Anna. Per Moffa, Papa è «prigioniero politico», e viene tenuto in cella per motivi «inaccettabili in un Paese civile». Gravi, avvertono i parlamentari, le sue condizioni di salute: «Ha la barba lunga, non esce per l'ora d'aria, ha perso dieci chili. Abbiamo incontrato il suo fantasma». Dai loro racconti emergono le accuse rivolte da Papa, già magistrato in servizio a Napoli, ai suoi ex colleghi: «Il pm Woodcock mi ha fatto sapere che sarebbe disponibile a farmi scarcerare a patto che ammetta almeno uno degli addebiti mossimi e renda dichiarazioni su Berlusconi e Lavitola, o almeno su Finmeccanica». Papa - è lui stesso a scriverlo nella lettera indirizzata a Moffa - si sente vittima «di estorsioni», mentre «dovrebbe ripugnare a un magistrato serio la sola idea di attuare minacce o pressioni». Moffa, intanto, annuncia una mozione parlamentare per riportare alla Camera la vicenda «dopo il vergognoso voto del 20 luglio che ha autorizzato l'arresto di Papa». Il deputato Pdl, dal 26 ottobre, sarà sotto processo a Napoli assieme al consulente d'affari Luigi Bisignani, ai domiciliari dall'inizio dell'inchiesta sulla P4, un sistema di intelligence parallelo messo in piedi, secondo l'accusa, per condizionare la vita della pubblica amministrazione. I due saranno giudicati, a vario titolo, per concussione, corruzione, falso e rivelazione di segreto d'ufficio. Secondo i pm, Papa - «che ha svolto con continuità attività finalizzate a varie forme di abuso per ottenere denaro e prestazioni» - aveva notizie riservate dal carabiniere Enrico La Monica (latitante in Senegal, ndr) e da altri appartenenti alle forze di polizia e le girava a Bisignani, che a sua volta le metteva a disposizione dei «potenti». Accuse rispetto alle quali i due si professano innocenti, ma che hanno portato il gip Luigi Giordano a decidere il giudizio immediato, accogliendo la richiesta della procura. Lo stesso Giordano ha respinto, una settimana fa, l'ultima delle richieste di scarcerazione presentate dai legali di Papa.