Governo battuto sul Bilancio Il premier: chiederò la fiducia

L'aula della Camera boccia l'articolo 1 del rendiconto generale del bilancio dello Stato 2010 e scoppia la polemica. L'opposizione chiede formalmente le dimissioni del governo, nel Pdl si punta il dito contro i deputati e ministri assenti, tra cui figurano anche Umberto Bossi e Giulio Tremonti. Fini convoca la riunione dei capigruppo e parla di "evidenti implicazioni politiche" del voto appena consumatosi. Ma Umberto Bossi blocca le richieste dell'opposizione: "No, per adesso il governo non viene giù". Quindi il governo va avanti? "Per adesso sì". La votazione che fa andare sotto il governo avviene a metà pomeriggio, proprio mentre il presidente del Consiglio - alla Camera per partecipare alla presentazione del volume "Gaetano Martino, 1900 - 1967" con il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano e lo stesso Fini - fa il suo ingresso nell'emiciclo di Montecitorio e fa appena in tempo a esprimere il suo voto. Dopo la bocciatura il premier si riunisce con il ministro dell'Economia e diversi deputati Pdl e ministri. Chi ha ascoltato le parole di Berlusconi lo descrive irritato per l'accaduto, ma anche intenzionato a ridimensionare la portata del voto: solo un incidente tecnico, avrebbe spiegato ai suoi, al quale si può porre rimedio e che non avrà alcuna ripercussione sulla tenuta del governo. La maggioranza, infatti, sta già correndo ai ripari e tra le ipotesi in campo c'è anche quella di presentare un maxiemendamento sul quale porre la fiducia, così da dimostrare in aula che l'esecutivo ha i numeri per andare avanti. A chiedere un voto di fiducia è il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, assieme al capogruppo Cicchitto. Il premier chiederà la fiducia sulle dichiarazioni che farà alle Camere. E' questa la linea dura decisa nel vertice a palazzo Grazioli dal Cav dopo la sconfitta del governo alla Camera. Berlusconi ha ripetuto che si tratta solo di "un incidente parlamentare e che il governo va avanti". Intanto, domani mattina Fini riunirà la Giunta per il regolamento per decidere il da farsi e successivamente ci sarà una nuova riunione dei capigruppo. Le parole del presidente della Camera sono eloquenti: "la richiesta di sospensione dei lavori da parte della maggioranza va accolta anche per le evidenti implicazioni di carattere politico" del voto. Nel Pdl diversi esponenti criticano Tremonti: lo fa Laboccetta, che definisce il comportamento del ministro dell'Economia "inaccettabile". Lo fa, Edmondo Cirielli, che ne chiede le dimissioni. Il Pd, con il capogruppo Dario Franceschini, avanza formalmente la richiesta di dimissioni dell'intero esecutivo: se ci fosse "un minimo di dignità personale oltre che politica Berlusconi sarebbe gia' al Quirinale". In serata arriva la nota del Mef, in cui si sottolinea che non c'era alcuna ragione politica dietro la mancata presenza del ministro al voto. "A poche ore dalla presentazione della Legge di Stabilità il ministro Tremonti era al ministero - si legge nel comunicato - impegnato con gli uffici di Gabinetto nella valutazione dei dossier relativi a ciascun ministero. In aula in rappresentanza del ministero erano presenti i sottosegretari".