Intercettazioni, Fini: legge per interesse di qualcuno
«La legge sulle intercettazioni non è la migliore legge per l'interesse nazionale ma probabilmente lo è per l'interesse personale di qualcuno». Gianfranco Fini rompe gli indugi, dimentica per un attimo di essere il presidente della Camera, e attacca la maggioranza e il premier sulla legge che deve regolare l'uso delle intercettazioni telefoniche che tornerà nei prossimi giorni - e sotto i suoi occhi - all'esame dell'Aula di Montecitorio. «Mi domando quale italiano - spiega il leader di Fli - avendo la possibilità di stilare l'agenda della discussione in Parlamento, metterebbe al primo posto il ddl sulle intercettazioni? O il processo breve, o lungo, perché la durata dipende dal processo in cui si è coinvolti». L'obiettivo di Fini, insomma, è ancora una volta il Cav. «Se amasse davvero l'Italia - ribadisce ancora una volta - dovrebbe fare un passo indietro, perché non se ne può più di videomessaggi, annunci e promesse non mantenute». Le tensioni sul provvedimento, intanto, non si placano e il governo non ha ancora sciolto la riserva di un'eventuale questione di fiducia per blindare un ddl che è in parlamento dal 2009. Il testo, in realtà, non convince appieno la maggioranza. Nel Pdl, in particolare, le voci discordanti riguardano il capitolo sulle sanzioni da dare ai giornalisti che pubblicano intercettazioni irrilevanti. Il relatore Enrico Costa, che ha preso il posto di Giulia Bongiorno, ha aperto alla possibilità di modificare questa norma «perché ci sono diritti costituzionalmente garantiti che non possono essere compressi con una sanzione così pesante». Ma altri esponenti del suo partito hanno rilanciato la necessità di «punire chi sbaglia». È «un illecito grave» la diffusione «da parte di un giornalista di notizie coperte dal segreto investigativo, di notizie irrilevanti sul piano penale e dell'interesse pubblico». Illecito che quindi «non può non essere penalmente sanzionato in modo significativo anche con una pena edittale detentiva», ha spiegato Maurizio Paniz, membro della Consulta Giustizia del Pdl. Dello stesso avviso Francesco Paolo Sisto, membro Pdl della commissione Giustizia secondo il quale «ai giornalisti che non rispettino il divieto di pubblicazione delle intercettazioni deve essere comminata una sanzione penale "normale", anche detentiva, non ispirata a criteri sanzionatori diversi da quelli propri del sistema penale». Il relatore però si mostra disponibile ad accogliere alcuni rilievi delle opposizioni: «Ritengo che molti emendamenti dell'Udc, del Pd e dell'Idv siano interessanti - ha spiegato Costa - Sono convinto che questa apertura sarà apprezzata dai più responsabili del Terzo Polo, ma difficilmente si potrà spostare il macigno posto sulla strada del dialogo con le dimissioni della Bongiorno».