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Addio bipolarismo, in Aula 25 partitini

Domenico Scilipoti

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Altro che bipolarismo, in Parlamento i partitini sono 25. Tanti sono poco noti, vivono all'ombra dei grandi contenitori. Ma sono sempre pronti a dire l'ultima parola. In questi anni di confusione politica molti onorevoli non hanno rinunciato a coltivare il proprio orticello. Alcuni hanno dato vita a gruppi parlamentari, altri a semplici «insegne» confluite nel Misto. Tutti, ovviamente, secondo le parole dei propri leader, puntano alla «sintesi» e a trovare posto nei grandi partiti ma nessuno rinuncia a scrivere documenti o a tracciare programmi per il futuro del Paese. L'orgoglio, di certo, non manca. L'ultimo partitino sarà presentato i primi giorni di novembre. Si chiama Azione Popolare ed è stato fondato dal deputato Silvano Moffa (ex Pdl ed ex Fli), che è sincero: «Il rischio della frammentazione è alto ma non sono nate nuove sintesi politiche e dunque ognuno si è chiuso nel suo orticello. Ora va costruito un percorso di stampo federativo - aggiunge Moffa - superando egoismi e personalismi». Azione Popolare servirà, secondo i piani del deputato, proprio a questo, «a riflettere su come articolare il centrodestra e superare le tante frammentazioni». Anche perché, rilancia il deputato, «in un momento in cui l'antipolitica sta assumendo forme dissacranti va recuperato un senso alla politica».   Il 21 ottobre, invece, toccherà a Domenico Scilipoti, il deputato eletto con l'Italia dei Valori che il 14 dicembre scorso ha salvato, insieme con altri due colleghi (Cesario e Calearo), il governo Berlusconi. Il suo partito si chiama Movimento di Responsabilità nazionale e tra una decina di giorni aprirà, a Roma, il suo primo congresso. È l'ultimo passo di un percorso cominciato alcuni mesi fa. «Da gennaio abbiamo fatto quelli locali, in Sicilia c'erano 700 persone. Il mio, più che un partito, è un progetto. Sul nostro sito abbiamo messo la Carta dei valori, che ha trovato molte adesioni». I temi principali? «Cristianità, famiglia e patria. Ma anche la tutela ambientale, le criticità bancarie, la salute». Per ora Scilipoti ha aperto un confronto con la Fiamma Tricolore - «Potremmo trovare una linea d'intesa» - ma avverte: «No agli estremismi». Al «partito» personale, il deputato-medico siciliano non aveva alternative: «Quando sono entrato in politica il mio obiettivo era quello di dare un contributo su tanti temi, tra cui la medicina. Ma all'Idv interessava soltanto la giustizia. Da lì sono cominciate le fratture con Di Pietro. Poi ho deciso di anteporre l'interesse del Paese a quello del partito, cioè di salvare il governo. Mi hanno detto di tutto ma ora le persone hanno scoperto com'è veramente Scilipoti». Dunque avanti tutta. In Parlamento ci sono altri piccolissimi gruppi. Alla Camera Alleanza per l'Italia, il partito di Rutelli, ha 5 deputati (Lanzillotta, Mosella, Pisicchio, Tabacci e Vernetti), il Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud ne ha 4 (Commercio, Lo Monte, Lombardo, Oliveri), i Liberal Democratici-Maie si fermano a 3 (Melchiorre, La Malfa e Tanoni), come i Repubblicani-Azionisti (Misiti, Nucara, Pepe). Poi ci sono altri deputati che, pur non avendo un vero gruppo, hanno formato movimenti: Forza Sud (Miccichè e altri), Noi Sud-Libertà e Autonomia (da Belcastro a Razzi passando per Scotti), i Popolari d'Italia Domani-Pid (Ruvolo e Gianni), Alleanza di Centro (Pionati), La Discussione (Catone), Popolari Liberali (Giovanardi), Cristiano Popolari (Baccini), Cristiano Riformisti (Mazzocchi), Movimento per l'Italia (Santanchè), Riformatori liberali (Calderisi), Azione Sociale (Mussolini), Democrazia Cristiana delle Autonomie (Rotondi), Nuovo Partito Socialista (Barani), La Destra (Musumeci). Passiamo al Senato. Coesione Nazionale-Io Sud-Forza del Sud ha 11 rappresentanti (da Viespoli a Saia passando per Villari). Poi ci sono Verso Nord (Fistarol), il Movimento Repubblicani Europei (Sbarbati), Italiani nel Mondo (De Gregorio), Io Sud (Poli Bortone).   Infine ci sarebbero tutti quei partiti zerovirgola che non hanno rappresentanza in Parlamento ma che non si arrendono e organizzano convention e manifestazioni. A Sinistra sono numerosi. Soltanto nell'area più estremista ci sono quattro movimenti molto attivi: Rifondazione Comunista guidata da Paolo Ferrero, i Comunisti Italiani di Oliviero Diliberto, la Sinistra Popolare di Marco Rizzo e il Partito Comunista dei lavoratori di Marco Ferrando. Divisioni inevitabili. Nemmeno il celebre «voto utile», tanto invocato alle ultime elezioni dal candidato del Pd Veltroni, ha insegnato la lezione alla Sinistra. Ma la destra, in effetti, non è da meno. Se è vero, infatti, che quasi tutti i piccoli movimenti sono federati con il Pdl, ora che il partito del premier è in difficoltà, c'è stata una vera e propria corsa alla distinzione. Ecco perché nessun presidente o segretario di partitino ha rinunciato a organizzare almeno una convention, a stilare un documento politico o a fare un giro di manifesti nelle città più importanti. Ovviamente all'interno dei movimenti la vita è quella dei grandi partiti, con direzioni nazionali e regionali che possono contribuire all'analisi e alla scelta della linea politica. Tanto per non scambiare il bipolarismo con il bipartitismo e per rivendicare di poter incidere sulla grande politica. Il Paese è ostaggio di un leaderismo senza leader? Forse. Ma a giudicare dalle esperienze di tanti piccoli onorevoli sconosciuti ai più, Scilipoti in testa, la riscossa è sempre a portata di mano.

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