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Per i giudici di Milano la Consulta non conta

La marocchina Ruby

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Nessuna sospensione del processo a Silvio Berlusconi sul caso Ruby. Il tribunale di Milano ha bocciato la richiesta degli avvocati del premier di aspettare la decisione della Consulta sul conflitto di attribuzioni, prevista per il 7 febbraio. Il Parlamento, infatti, aveva chiesto che ad occuparsi del processo – che riguarda le telefonate fatte dal premier alla Questura di Milano per evitare l'arresto della ragazza, all'epoca minorenne, e il presunto reato di prostituzione minorile – fosse il Tribunale dei ministri. Ma i giudici, ieri mattina, dopo cinque ore di camera di consiglio, hanno detto di no. E hanno fissato per sabato 22 ottobre la prossima udienza. «La sospensione del processo non è prevista come obbligatoria dal codice – hanno scritto – Il Tribunale soggetto soltanto alla legge non può valutare criteri di opportunità». In pratica dando ragione al pm Ilda Boccassini che aveva sostenuto che «l'opportunità politica non può entrare in aula». Ricordando che la sospensione era stata rigettata anche nei processi Lodo Mondadori e Sme. Una decisione che ha lasciato interdetti gli avvocati del premier. Niccolò Ghedini parla di uno «schiaffo alla Corte Costituzionale» e di «accanimento processuale». «È una cosa senza senso – commenta – Qui la prescrizione è fissata al 2025, perché correre in questo modo? Hanno fissato la prossima udienza a sabato 22 ottobre, noi avevamo dato la nostra disponibilità al presidente del tribunale di Milano e quella del premier per le giornate di lunedì. L'accordo noi lo abbiamo rispettato, i giudici invece no». «Capisco la logica di "correre" verso la sentenza del caso Mills – prosegue – dal momento che la prescrizione è fissata al 12 gennaio 2012 e verso la conclusione del processo sui diritti tv di Mediaset volendo garantire la celebrazione di 3 gradi di giudizio entro il 2014».  E i due avvocati difensori potrebbero non essere in aula per la prossima udienza quando dovrebbero rispondere al pm Ilda Boccassini sui temi di prova. Sollevando il problema del legittimo impedimento. «Insomma la data l'ha fissata il Tribunale d'imperio – spiegano – quando si poteva benissimo andare a novembre. È chiaro che ci sono difficoltà a gestire 4 o 5 processi in contemporanea, noi cerchiamo di venire incontro ma senza trovare collaborazione. Dovremmo essere tassativamente qui il 22 ottobre quando il 24 è programmata la deposizione di Mills che andrà preparata. Come facciamo?». Entro quella data i legali del premier avranno da esaminare 10 faldoni e una serie di cd depositati in cancelleria dal pm: intercettazioni, tabulati, conti bancari. La Boccassini, invece, dovrà valutare il faldone i cd consegnati dai difensori. Poi si discuterà in aula e verosimilmente all'udienza successiva del 23 novembre i giudici faranno conoscere la loro decisione sui temi di prova. Ma non si fermano neppure le altre inchieste che riguardano Berlusconi. Nel filone sul caso Tarantini – nel quale il premier figurava come vittima di una estorsione perché avrebbe dato soldi all'imprenditore pugliese – Valter Lavitola è stato formalmente indagato dalla Procura di Bari per induzione a rendere false dichiarazioni all'autorità giudiziaria barese. Mentre i magistrati di Napoli lo hanno iscritto nel registro degli indagati per associazione per delinquere. E intanto le quattro Procure che si occupano di Berlusconi – Napoli, Roma, Lecce e Bari – hanno deciso di incontrarsi e formare un coordinamento su tutte le inchieste.

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