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Napolitano: la politica non è sporca

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in visita ad Aosta

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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano invita i protagonisti della politica a finirla «con le contrapposizioni cieche, le faziosità, le contrapposizioni tra una parte e l'altra del Paese» e a riscoprire la politica come «una bella cosa, entusiasmante, non una cosa sporca di cui non si bisogna occuparsi». Il richiamo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano arriva dal Teatro sociale di Cuneo, davanti a una platea che lo ha accolto da star, con una standing ovation e il coro, improvvisato, dell'inno nazionale a cui si è unito anche lui. Ci sono i partigiani col fazzoletto al collo, a cui ha indirizzato «un saluto ai miei colleghi giovanotti», e gli studenti, insieme agli amministratori con la fascia tricolore ad ascoltare un capo dello Stato che si commuove a ricordare che «il capovaloro della Resistenza è stato restituire agli italiani l'idea di nazione e amor di patria». Il presidente sottolinea che «il federalismo fiscale che si vuole realizzare in Italia è un'esperienza unica in Europa, è utile ma darne una interpretazione miracolistica è sbagliato e complica la sua attuazione che richiede tenacia e pazienza e non una strategia a zig zag». Intervenendo al Teatro Petroselli, Napolitano ha lanciato un richiamo duro: «Abbiamo bisogno che l'Italia torni a parlare con la sua voce autorevole e convinta nel concerto europeo per superare le difficoltà e i rischi della costruzione europea». E ha chiesto alla politica di tornare ad una maggiore sobrietà. «Abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi -ha detto Napolitano- Lo ha sottolineato il presidente Obama e questo vale anche per l'Europa. Abbiamo costruito il nostro benessere per decenni in un quadro che non conosceva l'avanzata di nuovi popoli. Il fatto che oggi centinaia di milioni di uomini siano usciti dalla povertà, siano attori di un nuovo sviluppo economico e i nuovi protagonisti della competizione mondiale significa che non tutto quello che ci siamo potuti permettere nel passato ce lo possiamo permettere oggi». Nel corso del suo intervento a Cuneo il capo dello Stato ha poi rievocato gli anni del Dopoguerra: «Per 15 anni, fino al primo centenario dell'unità d'Italia, abbiamo fatto uno straordinario balzo in avanti». Allora, ha sottolineato il capo dello Stato, c'era uno sforzo collettivo verso un obiettivo comune, c'era «unità e concordia, che non significano assenza di divergenza e competizione». Il presidente ha poi sottolineato l'emergenza del Mezzogiorno, la necessità di superare il divario tra Nord e Sud eliminando gli sprechi che caratterizzano l'economia meridionale e gli alti costi dei servizi. Parlando del miracolo economico poi, ha sottolineato che alcune divergenze «anche allora ci furono», ma che «in quegli anni ci fu un balzo in avanti perché tutti cooperarono, ci fu uno sforzo collettivo e tutti contribuirono al bene comune». «Oggi - ha sottolineato - abbiamo bisogno che si ristabilisca un clima di quel genere». Il numero uno del Quirinale ha insistito sulla necessità di «ritrovare il senso della politica».

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