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Ministri che sbagliano in coppia

Da sinistra il ministro dell'Economia Tremonti e della Pa Brunetta

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Un ministro, specie se particolarmente esposto per il suo ruolo, e per giunta all'estero, com'è stato ieri il caso di Giulio Tremonti, non può «dire così per dire» e giustificarsi dietro il paravento di «una battuta». E un altro ministro non può aggravare la situazione dandogli praticamente dello «stupido», come ha fatto Renato Brunetta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, visto il "cretino" comminatogli dal collega tempo fa in una specie di fuori onda. «Ogni tanto anche i professori seri come Tremonti dicono qualche stupidaggine», ha detto testualmente Brunetta commentando dall'Italia le dichiarazioni con le quali Tremonti, ai margini di una riunione dell'Ecofin, aveva appena indicato nelle elezioni anticipate decise dal governo spagnolo, come fanno le opposizioni a Roma attaccando Silvio Berlusconi, una specie di rimedio salutare alla crisi economica e finanziaria. Il governo non ha certamente bisogno di simili performance ministeriali nel bel mezzo di una tempesta monetaria com'è quella in corso da giugno. Che è già costata due manovre tanto amare quanto insufficienti. Alle quali si spera che possa veramente seguirne un'altra la prossima settimana, come si è proposto il presidente del Consiglio – se i signori magistrati nel frattempo non troveranno di meglio e di più da fargli fare – per coniugare davvero tasse ed altri sacrifici con lo sviluppo. Ma delle dichiarazioni rese da Tremonti all'estero, quelle sulla natura salvifica delle elezioni anticipate spagnole, anche se hanno fatto più clamore per gli intrecci, secondo lui non voluti, con il durissimo dibattito politico italiano a favore e contro uno scioglimento prematuro delle Camere, nonostante il governo disponga di una regolare maggioranza in Parlamento, non sono forse le più sorprendenti e discutibili. Il ministro dell'Economia ha anche affermato che «in Europa noi abbiamo una valutazione sul nostro sistema di pensioni molto buona per solidità e stabilità». «E io mi riconosco in quel giudizio», ha aggiunto Tremonti. Ma spero, in un soprassalto di ottimismo, temo non fondato, che il professore abbia detto anche questo «tanto per dire», come per le elezioni anticipate spagnole. Del «nostro sistema» pensionistico fanno notoriamente parte le pensioni anticipate di anzianità, il cui costo grida vendetta per i danni che procurano ai giovani compromettendone il trattamento di quiescenza, se e quando essi riusciranno ad accedervi. Su queste pensioni la Banca Centrale Europea ha invitato il governo, con tanto di lettera ormai pubblica, ad intervenire già con la manovra d'agosto, senza essere purtroppo ascoltata per i veti opposti dalla Lega, e condivisi da Tremonti. Ma anche dalla Cgil e dalla sinistra massimalista, alla quale il Pd di Pier Luigi Bersani si è accodato, forse anche per non compromettere il «Nuovo Ulivo» in coltivazione da quelle parti, nonostante il persistente corteggiamento di Pier Ferdinando Casini e del suo Terzo Polo. Siamo di fronte a un bel pasticcio, sia per la maggioranza sia per l'opposizione. Da solo, a prescindere dalle differenze fra gli ordinamenti istituzionali dei due Paesi, esso rende vacuo in Italia il modello spagnolo delle elezioni anticipate come terapia anti-crisi, o «prospettiva di cambiamento» e «apertura al futuro», per ripetere le parole di Tremonti, prima ch'egli cercasse di ridimensionarne il senso e la portata di fronte alle incalzanti domande dei giornalisti che cercavano di darne una lettura ai fini della politica interna italiana. L'interruzione della legislatura e il ricorso alle urne sarebbero da noi solo un salto nel buio.

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