Dl sviluppo, spunta l'ipotesi condono

La Commissione Ue non è preoccupata per il ritardo del piano di crescita, rinviato di una settimana, ma chiede all'Italia che "le misure necessarie per ripristinare la fiducia dei mercati" siano prese al più presto possibile. E mentre la polemica  su un possibile nuovo condono, per la definizione del decreto sviluppo, il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, punta a un "metodo di coordinamento ampio e collegiale" di tutti i ministeri interessati.   INCONTRO A VIA VENETO Il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, appena nominato coordinatore dei lavori sul provvedimento, ha convocato una prima riunione stamattina al suo dicastero per continuare il confronto sulle misure per la crescita. I tavoli si spostano così da via XX Settembre a via Veneto: oltre al titolare dello Sviluppo economico, erano presenti i ministri Renato Brunetta e Altero Matteoli. Il Tesoro era rappresentato dal sottosegretario Luigi Casero. Romani avrebbe sottolineato l'importanza di un metodo di coordinamento "ampio e collegiale" per mettere a punto misure efficaci per la crescita. Tuttavia, il problema, fanno osservare fonti presenti alla riunione, resta sempre lo stesso: l'assenza di risorse da destinare allo sviluppo. Nodo che non si potrà risolvere cambiando sede degli incontri o puntando sulla collegialità. DISMISSIONI DIFFICILI In via ipotetica, le tre strade per recuperare fondi per il rilancio dell'economia sarebbero un riforma delle pensioni (ma l'ipotesi, riferiscono, non figura nell'agenda del governo), altri tagli alla spesa (strada non percorribile dopo le ultime due manovre) e nuove tasse (anche questa è un'ipotesi da scartare). Quanto all'ipotesi nuovi condoni dal tavolo è emersa uniformità di vedute sul fatto che nuove sanatorie non sono praticabili perché non essendo misure strutturali il gettito non potrebbe essere destinato allo sviluppo, ma all'abbattimento del debito. L'unica risorsa resta quindi quella delle dismissioni del patrimonio pubblico. Operazione che però richiede tempi lunghi per poter generare profitti da trasferire al rilancio dell'economia. Un quadro che fa capire che per vere misure per la crescita occorrerà attendere almeno altri 2-3 mesi di tempo, mentre fra due settimane, entro il 20 ottobre, si rischia di partorire soltanto un provvedimento a "costo zero" con le liberalizzazioni e le semplificazioni a cui stanno lavorando i ministeri di Brunetta e Calderoli. SVILUPPO AL PRIMO POSTO "Da qui alla conclusione della legislatura quindi mancano meno di due anni, e credo che questo tempo debba essere da noi sfruttato appieno per rispondere alle sfide della crisi economica e per realizzare quelle riforme che sono necessarie per il futuro e per gli interessi generali del nostro Paese", ha detto Silvio Berlusconi in un messaggio pubblicato sul sito dei Promotori della Libertà, indicando anche il timing delle riforme in agenda: innanzitutto il decreto su crescita e sviluppo, poi la riforma dell'architettura istituzionale dello Stato e poi la riforma della giustizia che comprende la riforma delle intercettazioni. "Da alcuni giorni non mi occupo che del decreto sulla crescita, del decreto sullo sviluppo che intendiamo presentare a breve al Consiglio dei Ministri. Sto consultando i miei ministri e numerosi tecnici e le altre forze della maggioranza per mettere a punto proposte efficaci in grado di ridare slancio alla nostra economia, pur tra le mille difficoltà della congiuntura mondiale", ha detto il premier. IL NODO CONDONO Intanto si fanno sempre più frrequenti le voci di un possibile condono che però, secondo il ministro degli Esteri Franco Frattini, "non rientra nei programmi del governo" e che, anzi, certi rumors, servono solo a "danneggiare il Paese". "Sarebbe sbagliato escludere a priori delle misure, le valuteremo - dice invece il ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto - Ritengo sia sbagliato lanciarla come certezza così come sarebbe sbagliato escludere ogni misura con altrettanta certezza". "Si sta discutendo di tutto, tutte le ipotesi sono sul tappeto, questa come altre", fa sapere Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera ha risposto.   LA PEGGIORE SOLUZIONE L'ipotesi di un condono da realizzare nel decreto sviluppo "è la peggiore delle soluzioni possibili". Il vicesegretario del Pd Enrico Letta boccia così l'ipotesi circolata in questi giorni a margine del seminario dell'intergruppo parlamentare sulla sussidiarietà in corso all'Abbazia di Spineto a Sarteano. "Mi sembra l'ennesimo cerotto - ha detto - mentre abbiamo bisogno di misure che affrontino i nodi del fisco e del mercato del lavoro". L'ipotesi di un condono fiscale ed edilizio da inserire nel decreto sviluppo al vaglio del governo rappresenta "un dato veramente negativo" ed è "triste" che il tema riemerga nelle politiche di rilancio del paese di fronte all'attuale crisi economica. A sostenerlo, a margine di un incontro del Saie a Bologna, il presidente dell'Emilia-Romagna e della Conferenza delle regioni, Vasco Errani. "È triste pensare che dopo annunci e annunci relativi al decreto sulla crescita che è il primo problema di questo paese - ha osservato - dopo due manovre che non affrontano in nessun modo la crescita ma che anzi sono recessive, da questo grande dibattito riemerga il condono". Un dato, secondo il presidente emiliano-romagnolo, "veramente negativo. Io insisto: bisogna cambiare strada, la strada è quella delle riforme. La strada - ha aggiunto ancora Errani - è quella di costruire nuove politiche industriali, quella di promuovere innovazione per costruire nuove filiere industriali. Non vedo, ad oggi nel governo - ha concluso - la condizione per fare questo discorso". TOMBA DELLA DEMOCRAZIA "Il condono è la tomba della democrazia. Perfino qualche ministro di questo governo, come Frattini, che non conosce la vergogna di un nuovo condono si vergogna e prova a dire che non ci ha mai pensato nessuno. Si vede che non lo avevano avvertito, perché invece il presidente del consiglio ci sta pensando eccome. Infatti i più zelanti tra i suoi maggiordomi sono arrivati di corsa a confermare che il condono è una possibilità reale", scrive sul suo blog il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.