Vietti all'attacco di Alfano

Leparole di Alfano, già guardiasigilli, sugli errori dei giudici, hanno dato fuoco alle polveri. E sull'onda della sentenza di Perugia si scatenano nuovamente le polemiche. Il segretario del Pdl aveva parlato di errore giudiziario e ieri è giunta la replica del vice presidente del Csm, Michele Vietti. «Chi parla di errore giudiziario rispetto a una sentenza di appello che ha riformato la decisione di primo grado, non conosce il funzionamento del nostro sistema giudiziario che non a caso prevede tre gradi di giudizio», ha sottolineato Vietti in aperta polemica con l'ex ministro di Giustizia. Eppure in un'intervista radiofonica, aveva mantenuto toni pacati. Ai microfoni di «Radio anch'io», Vietti aveva invitato a «non innestare polemiche di natura politica nei confronti della magistratura» sull'onda della vicenda Knox-Sollecito. Ma poche ore dopo ha affermato: «È improprio scatenare un tifo da stadio, tanto più intorno a una sentenza non definitiva, sulla base delle proprie emozioni». A ruota è arrivato l'affondo dell'Associazione magistrati. «È cattiva propaganda, ormai qualunque occasione è buona per parlare male dei magistrati». Così il segretario dell'Anm, Giuseppe Cascini, ai microfoni di «Radio 24» ha risposto al segretario del Pdl Angelino Alfano, che dopo la sentenza di Perugia sul caso Kercher ha detto che «i giudici che sbagliano non pagano mai». «Questa sterile contrapposizione non aiuta il Paese a crescere e parlare dei problemi veri, anche della magistratura - ha aggiunto Cascini -. Sono sorpreso dal fatto che i nostri politici reagiscano così mentre le parti interessate nel processo hanno avuto un atteggiamento rispettoso e dignitoso. Certo hanno sofferto, ma hanno capito il meccanismo del sistema giudiziario. È stupefacente che i politici non lo comprendano». Quanto ad Alfano, «immagino parlasse da segretario del Pdl - ha aggiunto Cascini - perché un ex ministro alla Giustizia che ignori i fondamentali dell'ordinamento giudiziario italiano sarebbe sorprendente. Tecnicamente non è un errore giudiziario ciò che è successo a Perugia. La riforma di una sentenza di condanna in appello non è un errore giudiziario, è il normale corso di un processo. Altrimenti - chiede - a cosa servirebbe un appello? L'elemento scandaloso che dovrebbe preoccupare chi è stato ministro alla Giustizia per tanto tempo è che ci vogliano 4 anni per celebrare due gradi di giudizio». Il Pdl fa quadrato attorno del segretario. «Che Angelino Alfano non abbia ben chiaro quale sia il sistema giudiziario italiano è un'affermazione che preferiamo derubricare a boutade. Il vicepresidente del Csm, Vietti, sa fin troppo bene con quanta sollecitudine, da ministro, Alfano abbia più volte richiamato sulla necessità di riformare il sistema, renderlo più snello e garantire a tutti i cittadini un processo giusto nelle modalità e certo nei tempi di svolgimento. Sul caso del delitto di Perugia, quindi, Alfano si è limitato a registrare la realtà. È stato o no un errore lasciare in galera per quattro anni due ragazzi, assolti poi dalla Corte? Su questo nessuno ha nulla da dire? Gli errori giudiziari ce ne sono stati in passato e vorremmo che non se ne registrassero ancora nel futuro». Ha affermato il capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. «Ma va finalmente portato a termine - aggiunge - quel processo riformatore sostenuto dal centrodestra e troppe volte ostacolato dalle logiche di chi difende la casta e non sa fare mai autocritica. Dall'uso disinvolto della custodia cautelare in carcere, all'abuso dello strumento delle intercettazioni, fino alla folle corsa di taluni nell'inseguire solo determinati processi destinati alla prescrizione. Ostinazione? Leggerezza? Comunque, spesso tanti errori dovrebbero vedere in particolar modo l'Associazione magistrati più impegnata nel cercare di frenare e semmai sanzionare guasti interni, piuttosto che impartire lezioncine da qualche pulpito televisivo», ha concluso Gasparri. E il Pdl non perde tempo. Archiviate le polemiche si passa ai fatti concreti. Oggi al Senato si terrà una conferenza, illustrata dai capigruppo di entrambi i rami del Parlamento, Gasparri e Cicchitto, in materia di giustizia e di lesione al diritto di difesa. Non poteva mancare la discesa in campo a favore dei magistrati dell'Idv. È stata la deputata Silvana Mura a sostenere le ragioni dei pm. «È preoccupante, anche di fronte a una vicenda che, da qualunque parte la si voglia vedere, costituisce un dramma per tutti i protagonisti coinvolti, la strumentalizzazione posta in atto al fine di attaccare la magistratura e magari preparare il terreno alla legge sulle intercettazioni dal giovane segretario del Pdl, già ministro della giustizia, e al tempo stesso dimostra che è destinato a rimanere deluso chiunque ipotizzi un nuovo corso», ha spiegato Mura. Una polemica sulla punta del fioretto quella di Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato. «Angelino Alfano si chiede chi debba pagare per la detenzione degli imputati - ora assolti - del processo di Perugia. Curiosa domanda posta da chi, fino a ieri e per tre anni, è stato ministro della Giustizia. Ma una domandina ad Alfano voglio farla io: - ha sostenuto la senatrice Pd - per il Lodo Alfano e per altri provvedimenti voluti dal governo e poi bocciati dalla Corte Costituzionale, costati ai contribuenti molti denari e al Parlamento tanto tempo che avrebbe potuto essere utilizzato altrimenti, chi paga?». A 48 ore dalla sentenza ha parlato anche il giudice che l'ha pronuciata. «Nessuno può dire come sono andati i fatti» la sera in cui Meredith Kercher venne uccisa. Nessuno tranne Rudy Guede: «Lui certamente lo sa ma non l'ha detto», ha sottolineato Claudio Pratillo Hellmann, presidente della Corte d'assise d'appello di Perugia che ha assolto Raffaele Sollecito e Amanda Knox dall'accusa di essere responsabili insieme all'ivoriano dell'omicidio. Per il giudice sul delitto «resterà una verità insoluta». Intanto quella attuale è «chi non è condannato è innocente», «Amanda per il momento è innocente». Il giudice ha spiegato che la pressione dei media «non ha avuto assolutamente alcuna influenza» sulla decisione. Il presidente della Corte si è soffermato sulle polemiche che hanno investito i pm. «Ci tengo a dirlo - ha sostenuto - i pm hanno un ruolo completamente diverso da quello del giudice. I pm avevano elementi più che sufficienti per avviare un'indagine sui due ragazzi. Avrei fatto la stessa cosa».