Un pranzo di pesce, il primo giorno di libertà di Raffaele
Poipoche ore di sonno nel letto di casa. E il risveglio, con una colazione consumata chiacchierando con il papà Francesco, intervallata dalle telefonate degli amici più cari. Così sono state cadenzate le prime ore di libertà di Raffaele Sollecito, dopo il verdetto di assoluzione con formula piena della Corte di assise di appello di Perugia. «Stiamo vivendo un giorno bellissimo. È come se fosse rinato. La mattina abbiamo preso un caffè insieme e mangiato della frutta. Raffaele si guarda intorno, sente gli odori delle spezie che ho piantato nel giardino, il profumo dell'erba. È ancora frastornato, va in giro, tocca le cose come un bambino che ha bisogno di riprendere confidenza con la vita»: dopo quattro anni in carcere, il ritorno alla normalità del ragazzo è descritto dalle parole del padre. «Vuole di mangiare del pesce», ha raccontato ancora prima di andare in paese per acquistare un «rombo fresco». All'ora di pranzo è arrivata la telefonata dell'avvocato Giulia Bongiorno sintetizzata in poche battute: «Non era sereno -ha riferito il legale - per il tanto dolore accumulato per questa vicenda. Si sente libero fisicamente, ma non ancora mentalmente». Raffaele vorrebbe andare al mare, riassaporare il gusto di una passeggiata, ma il padre è intenzionato a «proteggerlo» dall'esposizione mediatica a cui sarebbe inevitabilmente sottoposto: «Vuole uscire, ma non vuole affrontare le domande dei giornalisti» ha aggiunto ancora. La famiglia Sollecito non ha dimenticato il dolore della famiglia Kercher: «Io ho riavuto mio figlio e loro non potranno più riavere Mez. Quando avranno metabolizzato, vorrei avere un contatto con loro per far comprendere l'innocenza di mio figlio». Nessun contatto c'è stato finora tra Amanda e Raffaele, ma solo un invito ad andare a trovarla a Seattle, rivolto dal patrigno dell'americana. «Non siamo riusciti a salutarci. Nella concitazione dopo la lettura della sentenza Amanda ha preso un'altra strada. Con Raffaele non si sono sentiti nemmeno per telefono. Andremo negli Usa? Troppo presto per dirlo».