Paolo Villaggio: "Il problema dell'Italia non è Berlusconi"
Paolo Villaggio vota Pd ma taglia corto. Il problema, dice, non è Berlusconi. Il problema sono gli speculatori, il capitalismo. E trovare il bandolo della matassa è difficile: la crisi ci viene spiegata con un linguaggio che definisce «sumerico». – Paolo Villaggio: a "Un giorno da pecora" di Radio 2 lei ha affermato di votare Pd ma ha poi detto che il Fantozzi di oggi è Bersani. È ancora di questa opinione? «Me lo hanno fatto dire». – In che senso? «I quotidiani di destra. Ho telefonato il giorno dopo a Bersani per spiegarmi. E lui mi ha detto di aver capito benissimo la situazione». – Cosa la preoccupa in questo momento? «Nulla, perché sono arrivato a 79 anni e non ho più paura del futuro. I ragazzi ventenni a mio avviso sono demotivati, hanno paura del futuro perché è incerto. Io ho vissuto tutta la mia vita e ho avuto la fortuna di essere felice. Non ho paura del futuro. Le cose non vanno male perché c'è Berlusconi ma perché è così in tutto il mondo per il capitalismo, le banche, gli speculatori. Il linguaggio che parlano sembra scrittura cuneiforme». - C'è difficoltà a capire? «C'è l'impossibilità di comprendere. Mi ritengo una persona di buona cultura ma il linguaggio è sumerico, incomprensibile. In tv, sulla quale hanno messo mano tutti i politici, si dice nei primi 20 minuti di telegiornale, da una parte, che va tutto bene. Dall'altra che va tutto male». - Poi? «Poi c'è il gossip. Riescono fuori i vari delitti: via Poma, la contessa dell'Olgiata. Poi Cogne. Tutto ciò solo per l'auditel. Si parla soltanto di quello, da anni. La tv commerciale ha visto che più si abbassa il livello dei linguaggi più aumentano gli ascolti. E la tivù ha sostituito la scuola, la famiglia». – Cosa manca, il livello culturale? «Sì. La tv nazional-popolare il livello culturale l'ha abolito. Ma non si può vivere di pubblicità. Uno ha bisogno di vedere qualcosa e cosa vede, "La prova del cuoco"? "L'Isola dei famosi" o i grandi fratelli vari? Chi aveva intuito la forza della tv popolare è stato Bongiorno. Molto tenace, parlava come un maestrino di scuola. È uno che ha avuto i funerali al Duomo». – È una critica o lo considera un pioniere? «Una critica. Lui era un uomo di cultura... Un maestro elementare». – Quanto è attuale Fantozzi, in tempi di crisi? «Sembra scritto in questi giorni. Per i licenziamenti della Grecia e sicuramente anche per quelli che verranno, in America. E per la situazione in Italia». – I suoi libri. «Trenta in tutto». – Sì, ma i libri del futuro? «Ne sto scrivendo due: "La vera storia di Carlo Martello"...» – La interrompo perché il richiamo a De André è forte. «... Da una canzone di De André di cui avevo scritto le parole. Vista la canzone, mi hanno invitato a scriverci un libro che parlasse della storia vera». – Il secondo? «"La vera biografia di un impiegato modello", cioè Fantozzi». – Cosa si può insegnare ai ragazzi? «Attenzione. Io credo che i giovani siano pigri ma li invidio. Hanno il modello di calciatori e di veline di successo. Sono più esigenti, hanno modelli che un tempo non avevi. E poi osserviamo come la felicità non sia dovuta al successo o al denaro. Abbiamo visto come Marilyn si sia ammazzata». – Lei sarà premiato l'8 ottobre con il premio Grock a Imperia. Due parole sul trofeo. «Posso immaginare i motivi. È un premio creato sotto il nome di un grandissimo clown. Il clown Grock. Forse il clown più famoso al mondo. E ogni anno loro danno un premio a un comico». – Il personaggio più intrigante, che ha sentito più suo. «Quello più intrigante? Ne "Il segreto del bosco vecchio" di Olmi». – Fantozzi lo rifarebbe se tornasse indietro? «Certo. Magari ne farei tre soli: il primo, il secondo e il terzo».