"Stare con i leghisti è come pagare le tasse, non ci piace ma va fatto"
Il piroscafo "Italia" (anno di nascita 1908) salpa da Riva del Garda alle 9.15 in punto. Le bandiere tricolori che lo agghindano a festa si gonfiano del vento del Nord. Soffia a favore questa volta. «Diamo il via alla nostra crociera anti-secessione», strillano gli organizzatori inaugurando la rotta. I 132 iscritti che hanno raccolto l'invito del Pdl Trentino regalano al comandante Roberto e al suo piccolo equipaggio il loro primo applauso. Hanno scelto un week end diverso dal solito: una «crociera tricolore» per celebrare il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Due giorni di navigazione per riscoprire alcuni luoghi del lago di Garda che hanno fatto la storia della Nazione. Ci sono molti anziani a bordo. Li senti parlare tra loro dell'impero Austro-Ungarico, «questa era la costa Azzurra dei tedeschi - raccontano - che ne sanno loro?». Loro, sono i leghisti. Le prime pagine dei giornali arrivati sui tavoli del bar riportano a caratteri cubitali le parole del Capo dello Stato: «Il popolo padano non esiste». «E non esiste no», dicono i crocieristi. Il malumore della base pidiellina è forte e non fa nulla per rimanere al riparo da taccuini curiosi. «Ma cosa vuole la Lega? Siamo italiani noi - dice Vittorio, consigliere comunale a Soave, nella leghista Verona - da noi la Lega è all'opposizione. Nel palazzo, a Roma, è facile fare accordi, ma quando hai a che fare con la gente tutti i giorni ti rendi conto che noi siamo diversi da Bossi». È diverso anche dai suoi compagni di partito lui: «Sono qui da 43 anni, ma sono meridionale. È stato difficile entrare in politica qui per uno come me e ora sentirmi dire che con le tasse del Nord manteniamo il Sud proprio non lo sopporto». Vittorio è di parte, si dirà. E invece no. I crocieristi tricolori si beano dell'itinerario e continuano a parlare di Italia unita come unica soluzione per affrontare la crisi economica. La domanda scatta spontanea: e la coalizione di governo? «Stare con la Lega è come quando si pagano le tasse. Nessuno è contento di pagare, ma si deve fare», spiega Eliseo. È uno degli organizzatori del viaggio e conosce come le sue tasche ogni angolo del lago e la sua storia: «In quella villa lì -fa cenno indicando con il dito una grande casa bianca vicino Gardone riviera, prima tappa di un tour che prevede anche la visita al Vittoriale dannunziano - viveva la Petacci. I leghisti dicono di sentirsi più padani che italiani. E allora? Che facciamo? Dividiamo il lago tra Trento, Brescia e Verona come fecero i Longobardi?». «Finché mangiano e bevono lì a Roma sono tutti contenti, ma poi il conto lo paghiamo noi» dice, lui un po' timoroso, un ragazzo di Trento. La nave "Italia" intanto arriva a Salò. «Viva l'Italia», dice Maurizio Gasparri che ha viaggiato con i crocieristi. «Viva l'Italia», urlano alcuni ragazzi che aspettano sul molo. Contestatori che non hanno gradito.