La Lega alza il tiro sul Colle
I leghisti non mollano. Questa volta l'eco delle parole del presidente della Repubblica pronunciate l'altro ieri da Napoli non accenna ad affievolirsi. Anzi, la polemica cresce proprio quando Giorgio Napolitano rincara la dose sottolineando che «un'Italia divisa sarebbe rimasta ai margini del mondo moderno e sarebbe fuori dall'Europa». Così il Carroccio fa muro e affida la linea difensiva al quotidiano dei Lùmbard, la Padania, che ieri, a caratteri cubitali, ha titolato la prima pagina con «Io esisto e sono padano» ricordando al Capo dello Stato di essersi dimenticato dell'autodeterminazione dei popoli. Parole sulle quali hanno fatto quadrato i Lùmbard tra i quali spicca il ministro della Semplificazione normativa Roberto Calderoli: «L'unica alternativa all'autodeterminazione dei popoli è la trasformazione in senso federale dello Stato, per fare sì che il cittadino venga trattato come tale e non come suddito». Una nota scritta dall'esponente della Lega nel tentativo di spiegare, con il rispetto che un ministro deve al Capo dello Stato, le ragioni dello scatto d'orgoglio partito dal Nord. E così, Carta alla mano, Calderoli continua: «Fermo restando che l'articolo 139 della Costituzione prevede che solo e unicamente "la forma repubblicana" non possa essere oggetto di revisione costituzionale e che, conseguentemente, potrebbero esserlo gli aggettivi di cui al primo periodo dell'articolo 5, è bene ricordare che nella proposta di revisione costituzionale da noi presentata - proposta che prevede la trasformazione in senso federale dello Stato, il dimezzamento del numero dei parlamentari e la revisione della forma di Stato e di Governo - non vi è traccia di nulla che possa minare l'unità nazionale». In altre parole, se Napolitano aveva sottolineato che «nelle leggi non c'è spazio per la secessione», Calderoli prima ha escluso la possibilità che il popolo leghista voglia dividere l'Italia, e, subito dopo, ha dettato l'agenda dei lavori del Parlamento: «La settimana prossima la proposta di riforma costituzionale, approvata dal Governo, verrà trasmessa al Senato: dedichiamo i due mesi previsti dal regolamento per l'esame in commissione e, ragionevolmente, la si potrà approvare in Aula entro dicembre 2011. La Camera potrebbe poi esaminare nei primi tre mesi del 2012 la proposta e approvarla in prima lettura già nel mese di marzo. A quel punto utilizziamo i novanta giorni di intervallo previsti tra la prima e la seconda lettura per approvare una riforma della legge elettorale, una riforma necessaria non tanto per evitare il referendum quanto per adeguare il sistema elettorale ai principi della nuova forma di Stato e di Governo conseguenti alla riforma costituzionale. Giugno e luglio 2012 - ha concluso Calderoli - possono essere i mesi giusti per la seconda lettura e l'approvazione definitiva della riforma, completando così il cammino delle riforme entro l'estate 2012. Così vedremo chi raccoglierà la sfida delle riforme e chi riformista lo è davvero e non soltanto a parole». Eppure è la base nordista che non perdona il presidente della Repubblica. Ogni canale diventa utile per la lo sfogo. E così se nella prima pagina della Padania c'è un invito ai lettori a spedire le loro opinioni al giornale, Radio Padania libera lancia dalla sua pagina Facebook un'esortazione: «Volete dire a Napolitano che esistiamo?». Appello accolto pacatamente da Pietro («Napolitano evidentemente ha paura della Padania se addirittura minaccia la galera») e da Luigi («È da sovversivi negare l'autodeterminazione dei popoli, è contro la Costituzione essere favorevoli alle guerre sporche»). Mentre c'è chi, addirittura, arriva a sostenere, come Antonio, che «Napolitano» è «presidente dei comunisti!», o Enzo, che nega l'esistenza della Repubblica. Ma non è tutto. Infatti, tra i tanti post apparsi sulla pagina Facebook uno è emblematico: «Uscite dal governo. È ora di lottare per la Padania!». All'interno della Lega, però, le posizioni non sono tutte così nette. Un "duro" come l'ex sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, per esempio, ha affermato: «Questioni come la Padania sono un diversivo. È sempre stata un sogno, un'aspirazione e resterà tale perché la realtà è diversa. L'Italia è una e indivisibile e Napolitano ha fatto un richiamo all'ordine».