"Il Pd non pensi ai radicali ma alle carceri italiane"
Onorevole Marco Pannella, l'altro ieri doveva essere sfiduciato il ministro Romano. Invece è finita che il Pd ha sfiduciato i Radicali. Surreale? «Poverino il Pd. Poverini loro e noi tutti. Come si dice: perdona loro perché non sanno quello che fanno. Certo fosse solo questo». Cos'altro? «Nel Pd il vero problema è l'assenza totale di un dibattito di qualsiasi tipo. È sempre stato così. Anche il Pci del '73-74, con leader come Longo o Berlinguer, tentò di impedire il grande referendum sul divorzio». Stavolta si parlava delle carceri. La proposta di amnistia che avete presentato al Senato è stata bocciata, senza nemmeno discuterne, sia dal Pd sia dal Pdl. «Sono 30 anni che non riesco a illustrare alla Camera le nostre proposte, dal 1978. Già allora avevamo 2 milioni e mezzo di processi arretrati. Il punto è che non si può accettare l'ignobile amnistia di classe delle prescrizioni invece di quella di clemenza che eviterebbe il superaffollamento delle carceri. In dieci anni ci sono state 1 milione e 800 mila prescrizioni. E queste non sono amnistie? Lo Stato italiano, costretto dal regime partitocratico, vive una situazione di illegalità tecnicamente criminale contro i diritti umani e la Costituzione italiana, contro la legalità europea e internazionale». L'emergenza carceri è evidente. «Lo Stato italiano sequestra, non fa detenzione. Da noi il carcere diventa una struttura di tortura. Secondo i dati del ministero della Giustizia, il 50 per cento dei detenuti in attesa di giudizio sarà riconosciuto innocente. Ma dopo quanti anni? E sempre che non muoia prima. L'amnistia è necessaria». Ma in Parlamento dicono che mancano le condizioni politiche... «Dobbiamo crearle, come è accaduto per le leggi sul divorzio e sull'aborto o sul servizio civile accanto a quello militare. Noi chiedevamo di aprire un dibattito, visto che abbiamo documentato che da giugno a settembre sui problemi della giustizia e delle carceri le tv e gli altri media italiani hanno dato ben poche possibilità di discussione». Invece niente. A quel punto i sei deputati radicali hanno deciso di astenersi sulla mozione di sfiducia al ministro Romano, sventolando cartelli con la scritta "Amnistia". Il Pd ha minacciato di espellerli dal gruppo. «È da questa mattina che vado dicendo "Espelleteci se ne siete capaci"». Ma il Pd non ha espulso nessuno, almeno per ora. Il gruppo si è riunito e ha deciso di rinviare la questione alla direzione di lunedì... «Sono proprio dei rivoluzionari. Non m'importa. Sono 30 anni che lotto per la giustizia. Ho passato natali e ferragosto in carcere e non mi fermo». La Bindi e Franceschini hanno perso la pazienza e hanno invitato il Pd a risolvere la questione «radicali» (e non «carceri») in fretta. Cosa direbbe loro? «Sono amico della Bindi. Le direi di espellerci ma anche che loro sono incapaci di fare altro se non la componente di sinistra di un regime partitocratico che rappresenta, lo dico sempre sul piano tecnico, un sistema di associati per delinquere». In compenso Franco Marini ha detto che l'ipotesi di espellervi dal Pd gli sembra «una boutade». «Del resto - ha aggiunto - i Radicali hanno posto problemi seri sulle condizioni delle carceri». Rincuorato? «Sono sicuro che la componente seriamente democratico-cristiana sta dando un contributo di ragionevolezza». Nel Pd si lamentano soprattutto perché non li avete avvertiti che avreste votato diversamente da loro sulla mozione contro Romano. Scusi Pannella, ma non potevate dirglielo prima? «Sono cretinate ma le dicono in buona fede. Se avessimo annunciato il nostro gesto, qualcuno, magari tra i leghisti, sapendo che sei deputati si sarebbero astenuti, avrebbe potuto votare in modo diverso. Siamo stati seri. E poi non avevamo niente da dirgli. Che strano, d'un tratto si sono accorti che esistiamo. Ci faccia caso, quando Bersani e gli altri del Pd dicono che vorrebbero tornare all'Ulivo nominano i socialisti e tutti gli altri ma mai i Radicali. Ci sarà un motivo».