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Walter Veltroni si tira fuori dalle ambizioni di premiership e addossa la responsabilità di un «confuso dibattito» a «tensioni interne alla maggioranza del Pd».

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Ieri,da piazza Navona, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro sono tornati ad incalzare il Pd sulla necessità di primarie di coalizione come tassello per definire il cantiere del nuovo Ulivo. All'indomani della consegna delle firme per il referendum in Cassazione, chi ha creduto nella raccolta, Parisi, Vendola e Di Pietro, si ritrovano a festeggiare in piazza. «Ho festeggiato con Romano Prodi, sarei stato ancora più lieto se avessi potuto condividere la stessa gioia con Bersani», punzecchia l'ex ministro ulivista. Il leader Pd è il convitato di pietra della manifestazione di Sel a Roma anche se sia Vendola sia Di Pietro sono attenti a evitare polemiche sia sulla mancata adesione del Pd al referendum sia sull'assenza di Bersani in piazza. Ma, pur evitando frecciate polemiche, gli alleati incalzano il Pd per rendere ancora più stretto l'abbraccio al Nuovo Ulivo, che Di Pietro si vanta di aver tenuto a battesimo a Vasto. «Basta fare il signor Tentenna, dobbiamo essere pronti al più presto con le forze che ci sono», chiede l'ex pm. Primarie che, sostiene il governatore pugliese, non sono «un concorso di bellezza ma una scelta culturale» necessaria ad aprire le porte alla società civile e ai giovani e ad impedire al centrosinistra di «mummificarsi in vecchi riti». Bersani, dal canto suo, crede nelle primarie per scegliere il candidato premier nel centrosinistra ma non considera questo il momento perché, come ribadito venerdì a Chianciano, crede ancora nella possibilità di unire progressisti e moderati. Al contrario, il leader Pd pretende chiarezza dentro il partito visto che nelle ultime settimane le acque sono tornate un pochino ad agitarsi.

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