«Non mi sento più bravo dei politici»

Nonha cambiato idea, Alessandro Profumo. Oggi come un mese fa, l'ex ad di Unicredit conferma che risponderebbe alla "chiamata" per mettere a disposizione del Paese la sua «competenza». Lo fa «senza arroganza» e senza demonizzare la politica, convinto, al contrario di Diego Della Valle, che «l'idea che la società civile sia meglio della classe politica, è proprio sbagliata». Profumo è ospite della convention dei Democratici davvero di Rosy Bindi. Ed è proprio la presidente del Pd a sollecitarlo a rinnovare la sua dichiarazione di disponibilità all'impegno. E il banchiere non si tira indietro, salvo precisare che lui non si avvicina a questo impegno con la convinzione di essere «più bravo o più eticamente valido» dei politici, ma con la «preoccupazione» di «contribuire» a rimediare agli errori del passato nella gestione del Paese. Profumo non si candida dunque a fare il «salvatore della Patria». Anche perché il Pd, a partire dal segretario Pier Luigi Bersani, mal digerisce la figura del «Papa nero». In ogni caso non mancano segnali che confermano il feeling tra i Democratici e l'ex banchiere che, tra le altre cose, votò anche alle primarie del 2007. Per ora, però, l'ex ad di Unicredit espone le sue idee, «non del tutto allineate». «Vorrei un Paese competitivo, solidale e molto rispettoso degli individui (che è il concetto base dell'essere laici)», afferma. Poi torna a battere sul tasto dell'abbattimento del debito pubblico, che si ottiene lavorando «su austerità e crescita». Consapevoli che «l'Italia è troppo grande per essere salvata dalla Germania». Per cui il Paese deve «fare i compiti a casa, togliersi dalla lista dei problemi». E il compito spetta alla politica, perché, afferma con un riferimento rivolto alle banche, ma che sembra prestarsi a essere esteso anche alle imprese, «le iniziative di politica economica devono essere realizzate da chi viene eletto». Profumo indica anche alcune ricette, come una «patrimoniale molto significativa» per chi si è arricchito «in larga parte grazie all'evasione fiscale». E poi un intervento sul mercato del lavoro («giusto il tema di Pomigliano, ma in Romania il lavoro costa circa 1/4 che in Italia: negarlo è difendere bidoni vuoti»), le infrastrutture («sono stato in Congo dove hanno fatto una centrale Eni in 17 mesi»), demografia e immigrazione. E anche l'aumento dell'età pensionistica, perché ostinarsi a non mettere mano ai «tabù della sinistra», vuol dire «fregare figli e nipoti». No, invece al «ritorno al pubblico», perché «se l'Iri ha formato classe dirigente, il problema non è rifare l'Iri, ma enti che selezionino la classe dirigente. E in questo senso aver distrutto i partiti è stata una cosa devastante». «Questa crisi è anche crisi di valori - conclude Profumo - perché il modello individualistico non tiene più. E il ruolo di una forza come il Pd è avere un progetto d'insieme, nel quale ogni singolo contribuisca alla ripresa del sistema».