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Il Cav prende tempo e rispunta Bini Smaghi

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Lorenzo Bini Smaghi, economista

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Spunta un terzo nome. Nella corsa alla successione a Mario Draghi, al vertice della Banca d'Italia ora non ci sono più solo Vittorio Grilli e Fabrizio Saccomanni. Ieri è stato ripescato Lorenzo Bini Smaghi. La candidatura del membro del board della Bce, che da mesi era stato rimesso nel cassetto, è saltata fuori nel corso del vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli con il premier Silvio Berlusconi. A sentire chi ha partecipato all'incontro con il presidente del Consiglio si tratterebbe di un escamotage per dissolvere il sospetto di un braccio di ferro tra il ministro Tremonti, che sostiene Grilli, e tutta la struttura della Banca d'Italia e non da ultimo lo stesso presidente della Repubblica Napolitano, che invece vedono meglio una soluzione interna, ovvero l'attuale direttore generale Saccomanni. La terna verrebbe portata in Consiglio dei ministri superando in questo modo lo scontro con il ministro dell'Economia spalleggiato dalla Lega. Saccomanni resta il favorito e Berlusconi conta di far leva sulla maggioranza dei ministri pidiellini per far passare il direttore generale di via nazionale in Consiglio dei ministri. Bini Smaghi non sarebbe sgradito a Tremonti ma comunque non raccoglie il pieno di consensi degli altri ministri. Un vertice di maggioranza, che sarà convocato entro la prossima settimana, dovrebe comunque fare maggiore chiarezza. Appare invece difficile, come pure sostenuto dal capogruppo alla Camera della Lega Nord Marco Reguzzoni, che Berlusconi, possa chiedere un pronunciamento politico del Consiglio dei ministri prima di consegnare la richiesta di parere al Consiglio superiore di Bankitalia. La procedura prevede che il giudizio dei 13 saggi di via Nazionale venga trasmesso al Consiglio dei ministri e non il contrario e il consigliere anziano, Paolo Blasi, ha già detto che l'ipotesi è «irricevibile». Da Palazzo Chigi filtra comunque un atteggiamento di tranquillità. Si fa presente che i tempi non sono poi così stretti, dal momento che Draghi non traslocherà alla Bce fino al primo novembre. È anche vero però che l'immagine che viene proiettata all'estero è quella sempre e comunque di un governo litigioso che dà una valenza politica anche a quella che dovrebbe essere una nomina basata solo su criteri di professionalità. Berlusconi, nel corso del vertice di maggioranza, secondo quanto riferito dai presenti, ha detto che è necessario un accordo politico prima di presentare un nome. Il vicepresidente vicario dei deputati del Pdl, Massimo Corsaro, ha addirittura prospettato la possibilità che le candidature «possano anche essere più di due». Tant'è che qualcuno ha tirato fuori anche il nome di Mario Monti tra i papabili solo per il fatto che ha incontrato Draghi.

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