Un milione di firme anti "porcellum"
Una valanga di consensi per cambiare legge elettorale: un milione e 200 mila firme. Il secondo migliore risultato di sempre, dopo il referendum del 1993 che raccolse 170 mila firme in più. Alla fine di una giornata trionfale, due esponenti del comitato referendario, Mario Segni e Arturo Parisi, festeggiano. «Gli italiani vogliono riconquistare il diritto di scegliere chi votare ed eleggere - spiega l'intramontabile Mario Segni - speriamo che le manovre di palazzo non vanifichino questo bisogno». Soddisfatto anche Arturo Parisi, che ha condotto nel Pd una battaglia a favore del referendum (vinta soltanto a metà). «Il conto alla rovescia è cominciato - ha detto il deputato ulivista - un milione e duecentomila persone hanno sottoscritto la loro rabbia e la loro speranza. Aver raccolto così tante firme in così poco tempo è un miracolo della democrazia». Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stato tra i primi, ieri, a sottolineare la necessità di fare «una nuova legge elettorale» per ristabilire un rapporto di fiducia tra cittadino ed eletto che ora si è rotto. «Non voglio idoleggiare sistemi del passato - ha assicurato - ma solo dire che prima c'era un collegamento più diretto». Dunque bisogna voltare pagina con il «porcellum» anche perché adesso, ha sottolineato sempre Napolitano, «chi viene eletto in Parlamento non ha più la necessità di mostrare competenza, attività, capacità di rappresentare il suo elettorato per non rischiare la volta successiva di non farcela con le preferenze». «Ai miei tempi - ha ricordato - per queste cose si rischiava di non essere rieletti. Oggi mi pare che non sia più così. È più importante avere buoni rapporti con il partito». La presentazione in Corte di Cassazione del milione e 200 mila firme e l'appello di Napolitano hanno riacceso il dibattito politico. Il premier ai «suoi» in serata ha detto: va bene, rimettiamo mano alla legge elettorale in Parlamento, ma ascoltando le istanze che vengono fuori dal Palazzo. Occorre mantenere il paletto del bipolarismo, ma restituire il potere di scelta agli elettori. E che nel Pdl si stia cominciando a pensare di rimettere mano al «porcellum» lo conferma il vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello, al quale sembra sia stata affidata la delicata «pratica». «L'idea - ha spiegato il parlamentare - è quella di mettere a punto un nuovo testo che si accordi, però, con il nostro ddl costituzionale». Una posizione sostenuta anche dal capogruppo della Lega a Palazzo Madama, Federico Bricolo. Anche lui ha parlato di un nuovo testo da strutturare «sul nuovo assetto dello Stato» che si intende realizzare con riforme da «approvare entro la legislatura». Il presidente della Camera Gianfranco Fini e il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini concordano: serve una nuova legge elettorale che va fatta in Parlamento. Casini però ha una richiesta: basta con il sistema bipolare che in Italia ha provocato «danni irreparabili». Anche nel Pd si pensa da tempo a una modifica del «porcellum». Gianclaudio Bressa ha messo a punto da mesi una proposta («che però non coinciderebbe troppo con l'eventuale esito referendario», ha commentato il segretario). Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro ha esultato e posto tre condizioni per la nuova legge: dovranno restare fuori dalle Camere i condannati; «no» incarichi di governo per i rinviati a giudizio; stop con i «doppi-lavori» per i parlamentari. Su un punto però sono tutti d'accordo: il fatto che un milione e 200 mila persone abbia deciso di dire «sì» al referendum elettorale è un segnale «politico importante». Lo ha sottolineato a gran voce l'opposizione con Niki Vendola: «È un messaggio netto e incontrovertibile che ha un valore civile prima ancora che politico». C'è anche chi disegna uno scenario differente: elezioni prima che si arrivi al referendum. Tanto per assicurarsi un altro giro, senza imprevisti, in Parlamento.