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Napolitano sferza la Lega: il popolo padano non esiste

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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Il luogo, Napoli, è tra i più adatti per una bacchettata - di quelle che suonano come 'ultimo avviso ai naviganti' - alla Lega Nord e alla sua propaganda separatista. Il giorno, oggi che sono state consegnate in Cassazione oltre un milione di firme per il referendum sulla legge elettorale, è il più appropriato per un affondo sulla legge Calderoli, altrimenti detta "porcellum". Napolitano colpisce senza giri di parole quello che parla oggi nella città partenopea, più precisamente nella facoltà dove si è laureato: Giurisprudenza. Emozionato, come ammette lui stesso, per il ritorno sui luoghi degli studi passati, il capo dello Stato torna su quanto aveva già detto a proposito di Padania e secessione. "Il popolo padano non esiste", sottolinea. E parlare di secessione significa stare "fuori dalla realtà", è "grottesco". Ma Napolitano oggi sceglie di andare più in fondo. L'occasione gli è offerta da una domanda del professor Massimo Villone, ex senatore, il quale chiede se sia giusto pensare che alla secessione non ci si possa arrivare nemmeno per via democratica, se sia giusto pensare che non esiste la suprema volontà del popolo sovrano invocata di recente dal leghista Marco Reguzzoni in contrapposizione ai poteri del presidente della Repubblica e, ancora, se sia giusto dire che il capo dello Stato sarebbe sempre chiamato a rispondere in prima persona a qualsiasi tentativo di attaccare la Repubblica. Interrogativo forbito che dà modo a Napolitano di lasciarsi andare ad una battuta: "Penso che l'onorevole Bossi dovrebbe essere grato a Villone per come ha elaborato il suo concetto...". Risate nell'Aula Pessina di Giurisprudenza, ma il pezzo forte sta per arrivare. Napolitano si interroga sulle origini di quelle "grida" che dai prati del nord invocano la secessione. Non nega la "rilevanza politica e sociale del movimento" leghista, ma non può che apprezzare come "positiva" la conversione del Carroccio al federalismo fiscale e l'abbandono "negli archivi del Parlamento" dei progetti di legge separatisti. Perchè, ed è l'avvertimento che poi scatenerà la Lega, "ove dalle grida si passasse ad atti preparatori di qualcosa che viene chiamata secessione tutto cambierebbe". Il presidente della Repubblica ricorda l'arresto di Andrea Finocchiaro Aprile, leader del Movimento Indipendentista Siciliano arrestato nel 1944 dal governo Parri perché accusato di tramare con i servizi segreti inglesi e americani per l'indipendenza della Sicilia. Per la cronaca, tornato libero nel '45, Finocchiaro Aprile venne di nuovo arrestato e inviato al confino a Ponza, fino al '46. Sulla legge elettorale, argomento che Napolitano lega benissimo a quel filo che mai in questo periodo si sente di trascurare: la salute delle istituzioni, il rapporto con gli elettori. E' proprio quello che gli chiede uno degli studenti, Massimo: come si fa a recuperare la fiducia nelle istituzioni, nella politica? Napolitano coglie l'occasione per bocciare il Porcellum, sistema che ha "rotto il rapporto di responsabilità tra eletti ed elettori". Perché, sebbene le preferenze abbiano i loro lati negativi, eliminarle ha favorito una situazione per cui "pare non sia tanto importante fare bene in Parlamento, ma mantenere buoni rapporti con chi ti nomina". Lungi dal capo dello Stato indicare quale sistema adottare ("non tocca a me"), ma una lancia la spezza a favore del Mattarellum, legge che il referendum elettorale vorrebbe ripristinare. Consentiva un "rapporto serrato con l'elettorato", dice Napolitano ricordando la sua esperienza quando fu eletto con la legge Mattarella nel '94. Ad ogni modo, è "innegabile la necessità di un nuovo sistema", avverte Napolitano. Quanto alla fiducia nella politica, l'invito agli studenti è a starci dentro per "cambiarne fortemente le modalità". Perché "non ci sarà passione politica se voi decidete di ritrarvi, anzichè impegnarvi".  

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