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Il volgo disperso che nome non ha

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Le scatole con le firme per il Referendum

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Un milione di cittadini hanno firmato a sostegno del referendum sulla legge elettorale. Il Tempo l'ha sostenuto e continuerà a farlo in assenza di riforme che restituiscano al cittadino la scelta dei parlamentari, della coalizione che deve governare e del suo leader. Si tratta di un punto ineludibile dell'agenda parlamentare e mi auguro che tutti i partiti vogliano dare al Paese una risposta chiara, credibile, trasparente. Quando le Camere non decidono, i cittadini hanno il diritto di prendere lo scettro ed esprimersi. Centocinquanta anni dopo la nostra unità, la nazione non ha un assetto istituzionale in grado di affrontare le sfide della contemporaneità. È un paradosso della storia che proprio ora si levino nuove pulsioni secessioniste e voci anti-italiane in patria e all'estero.   Nord e Sud non sono entità scindibili e gli slogan della Lega sono un'illusione. Raccontare ai cittadini del Settentrione (milioni sono immigrati o figli di immigrati del Sud) che la soluzione dei nostri problemi passa attraverso lo sbrego costituzionale e la rottura del patto di solidarietà nazionale è un errore. La Lega ha il diritto di perseguire il suo disegno federalista e su questo ha l'appoggio di validi riferimenti politici e culturali, ma l'idea di buttare a mare il Meridione per diventare il Sud della Germania è suicida. Basta leggere il rapporto sull'economia meridionale presentato qualche giorno fa dallo Svimez per comprendere che il nostro futuro può esser scritto solo nell'unità, un valore non negoziabile con minacce di crisi o cadute di governi. Fuori da questo destino comune, c'è il caos, la colonizzazione economica e il ritorno al manzoniano «volgo disperso che nome non ha».  

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